Il vertice tra Italia, Grecia, Svezia e Finlandia si è concluso con una forte attenzione su temi cruciali per la sicurezza dell’Unione Europea. Dopo un primo giorno incentrato principalmente sulla difesa militare, il dibattito si è spostato sull’immigrazione irregolare, considerata anche come un possibile strumento di guerra ibrida. I leader presenti hanno sottolineato come il traffico di migranti, spesso orchestrato da organizzazioni criminali o direttamente da Stati, rappresenti una minaccia crescente per l’Europa.
Il rilancio di Giorgia Meloni dei centri migranti in Albania
In questo contesto, la premier italiana Giorgia Meloni ha discusso delle problematiche legate all’immigrazione durante la sua visita in uno dei villaggi più a nord della Finlandia. Prima di recarsi in Lituania per incontrare i militari italiani impegnati nella missione Nato Baltic Air Policing, Meloni ha affrontato anche il tema della sentenza sul caso Open Arms, che ha visto Matteo Salvini assolto. La premier ha escluso che questo risultato possa preludere a un ritorno di Salvini al Ministero dell’Interno, spostando invece l’attenzione sul piano del governo per i centri di accoglienza in Albania, al centro di un vertice previsto per oggi a Palazzo Chigi.
Secondo Meloni, i migranti irregolari costituiscono una sfida che l’Unione Europea deve affrontare con maggiore determinazione. La premier ha ribadito che le nuove regole del Patto europeo sulle migrazioni rappresentano un passo avanti, ma ha sottolineato l’importanza di migliorare i rimpatri e di introdurre norme più chiare sui Paesi sicuri, sebbene queste ultime non saranno pronte prima di marzo. La recente sentenza della Corte di Cassazione, pur evidenziando alcuni aspetti critici, è stata interpretata da Meloni come un segnale positivo per l’approccio del governo italiano. I giudici, infatti, hanno riconosciuto il diritto del governo di stabilire la lista dei Paesi sicuri, lasciando però ai magistrati la possibilità di valutare i singoli casi.
Al vertice odierno a Palazzo Chigi parteciperanno diversi ministri, tra cui quelli dell’Interno, degli Esteri, della Difesa e dei Rapporti Europei, insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e al consigliere diplomatico Fabrizio Saggio. L’obiettivo è affrontare i problemi interpretativi legati all’accordo con l’Albania e superare gli ostacoli attuali. Meloni ha ricordato come l’Italia sia stata la prima a stipulare un accordo di questo tipo con un Paese extra UE, definendo la situazione un esempio di pensiero “fuori dagli schemi”.
Un altro tema centrale del vertice è stato il rafforzamento dell’autonomia militare dell’UE. Meloni ha commentato le voci su una possibile richiesta di Donald Trump di aumentare i contributi alla Nato fino al 5% del PIL, definendole un “rumor” da verificare. Ha però sottolineato che la Nato rimane un pilastro della sicurezza europea e che non si può abbandonare l’Ucraina nella sua battaglia contro l’invasione russa. La premier ha evidenziato come la minaccia rappresentata dalla Russia non sia limitata al conflitto ucraino, ma riguardi anche la destabilizzazione della democrazia, la manipolazione dell’opinione pubblica, l’immigrazione strumentalizzata e il controllo su risorse rare.
Queste preoccupazioni sono state condivise dal premier finlandese Petteri Orpo, che ha definito la Russia una “minaccia permanente” per l’Europa. Prima di tornare in Italia, Meloni ha fatto tappa in Lituania per visitare i militari italiani nella base aerea di Siauliai, dove partecipano alla missione Nato Baltic Air Policing.
Le conclusioni del vertice evidenziano un’Europa che cerca di rispondere in maniera più compatta e decisa alle sfide contemporanee. La sicurezza militare e la gestione dell’immigrazione restano priorità assolute, in un contesto geopolitico sempre più complesso e instabile. La premier italiana ha ribadito la necessità di essere preparati non solo sul piano militare, ma anche su quello politico e sociale, per affrontare una minaccia che coinvolge l’intero continente.