Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato una querela contro lo scrittore Nicola Lagioia per un commento ironico fatto in televisione. La denuncia, che include una richiesta di risarcimento di 20mila euro, fa riferimento a una presa in giro avvenuta lo scorso marzo durante una trasmissione televisiva, in cui Lagioia ha criticato un tweet sgrammaticato del ministro. La notizia è stata resa pubblica dallo stesso Lagioia attraverso i suoi profili social.
Una nuova polemica per il ministro Valditara
Questa vicenda segna un altro episodio di scontro tra il ministro e gli intellettuali. In passato, Valditara aveva già affrontato una controversia con Christian Raimo, conclusasi con una sospensione di tre mesi per l’insegnante. Tuttavia, in questo caso, non si tratta di un attacco politico, ma di una battuta ironica nei confronti del ministro. Valditara ha difeso la sua decisione parlando di “libertà di insulto”, “offesa” e “ingiuria”, rispondendo così alle critiche arrivate dalle opposizioni. L’udienza per il caso è stata fissata al 18 aprile 2025.
La vicenda ha avuto origine da un tweet del ministro pubblicato il 28 marzo, in cui Valditara proponeva di introdurre test di italiano per gli studenti stranieri al momento dell’iscrizione alla scuola pubblica. L’obiettivo era valutare il livello linguistico degli studenti e, se necessario, organizzare lezioni obbligatorie per migliorare la loro conoscenza della lingua italiana. Questa proposta, poi entrata in un decreto Scuola, aveva già sollevato discussioni nel dibattito pubblico.
Il tweet, tuttavia, aveva attirato critiche per la sua forma e struttura. Il ministro aveva scritto:
“Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci”.
Un periodo lungo e complesso, con passaggi dalla dubbia correttezza grammaticale. Alle critiche ricevute, Valditara aveva risposto il giorno successivo, spiegando: “Quando si detta un tweet al telefono non si compie un’operazione di rigore linguistico e si è più attenti al contenuto”, ammettendo di fatto l’assenza di rigore linguistico nel messaggio.
Il 30 marzo, durante la trasmissione Chesarà su Rai 3, condotta da Serena Bortone, Nicola Lagioia aveva commentato ironicamente la proposta del ministro. L’argomento era già stato criticato dall’opposizione, che lo considerava discriminatorio e un possibile ritorno all’idea di classi separate per immigrati.
Lagioia aveva affermato: “Molti dimostrerebbero probabilmente di padroneggiare l’italiano più del ministro Valditara. In un tweet si è poi scusato lui stesso, era totalmente sgrammaticato”. E ancora: “Se ci fosse la lingua italiana come accesso alla cittadinanza… Se partecipassero, diciamo così, agli esami, probabilmente Valditara lo fallirebbe e molti di questi studenti invece passerebbero. Facciamo il test di italiano al ministro. Ma lo ha già cannato eh”.
Queste parole, secondo lo scrittore, sarebbero alla base della querela. Lagioia ha spiegato: “La mia colpa consisterebbe nell’aver criticato lo stile di un suo tweet, scritto a mio parere molto male sulla limitazione degli stranieri nelle classi italiane. Quel tweet fu attaccato da tantissime persone in quei giorni per la sua nebulosità, con toni ben più aspri del mio. Ma il ministro decide di querelare me”.
Lagioia ha definito la querela come un “intento intimidatorio”. “Il ministro si è sentito leso per come l’ho preso in giro in trasmissione”, ha affermato. “Nel paese in cui l’ultimo Nobel per la letteratura è andato a chi ‘nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati’ credevo fosse lecito. Ma forse non siamo più quel paese”, ha aggiunto, citando Dario Fo.
Lo scrittore ha poi invitato il pubblico a riflettere: “Giudicate voi se volete vivere in un paese in cui non si può criticare un potente in questo modo. Il ministro ha dichiarato che siccome il danno che mi chiede è civile e non penale, la libertà d’espressione sarebbe salva. A me invece l’intento intimidatorio sembra chiaro”. Lagioia ha concluso ironicamente, sottolineando che la prima udienza, fissata per il 18 aprile 2025, coinciderà con il suo compleanno.
Valditara ha risposto alle accuse delle opposizioni, in particolare alla segretaria del Pd, Elly Schlein, che aveva difeso Lagioia. “Prendo atto che l’onorevole Schlein è per la libertà di insulto”, ha dichiarato il ministro. “Confonde la critica con l’offesa e l’ingiuria. Non è questa la cultura del rispetto che ci sforziamo di insegnare ai nostri giovani”.
Valditara ha inoltre sottolineato che la sua querela non mira a limitare la libertà di espressione, ma a difendere la dignità personale. “Non si tratta di accettare la critica, che è legittima, ma di tracciare una linea chiara tra critica e insulto”, ha ribadito.
Questo scontro tra il ministro Valditara e lo scrittore Lagioia mette in luce un delicato equilibrio tra libertà di espressione e tutela della dignità personale. La vicenda, che si sviluppa in un clima di tensione politica e sociale, solleva domande importanti su come affrontare il dissenso e il ruolo delle istituzioni nel garantire un confronto civile. L’esito del processo offrirà un ulteriore spunto di riflessione su questi temi, contribuendo a definire i confini del dibattito pubblico in Italia.