In questi giorni tutti gli utenti di WhatsApp stanno ricevendo un messaggio di avviso all’apertura dell’applicazione. Si tratta di un’informativa riguardante modifiche in ambito di privacy e gestione dei dati, personali e di navigazione, che potrebbe disorientare gli utenti meno esperti. Il prosieguo della propria utenza su WhatsApp è legato strettamente all’accettazione delle modifiche. Queste, tra l’altro, collegano sempre più l’app di messaggistica istantanea alla ‘casa madre’, cioè Facebook.
L’avviso agli utenti: come cambia l’informativa della privacy
L’avviso apparso su tutti i telefoni con iOS e Android notifica ad ogni utente che dal prossimo 8 febbraio entreranno in vigore due importanti modifiche a livello di privacy. La prima riguarda la modalità di trattamento dei dati dell’utente in generale, la seconda consente a Facebook di utilizzare i dati di navigazione per determinati servizi a scopo commerciale. Il tutto, garantisce l’azienda, nei limiti delle normative imposte dalla legislatura dedicata.
Non si tratta di una ‘mossa a sorpresa’: le modifiche all’informativa erano state annunciate già sul blog ufficiale di WhatsApp lo scorso 4 gennaio. La modifica più importante consentirà a Facebook di creare inserzioni mirate utilizzando anche i dati di navigazione di WhatsApp. Tra questi il numero di telefono, le informazioni su come si interagisce con altri utenti o aziende (fermo restando che le singole conversazioni restano crittografate), le specifiche generali del dispositivo mobile e l’indirizzo ip.
WhatsApp sempre meno indipendente da Facebook
Nell’informativa, WhatsApp cita motivazioni come il miglioramento della protezione di sicurezza e integrità dell’applicazione. Meno spazio, quindi, per spam e link minacciosi. Gli sviluppatori specificano inoltre che sarà possibile collegare l’account Facebook Pay proprio a WhatsApp.
Il pacchetto di dati ‘sacrificati’ dall’utente è comunque considerevole e conferma, una volta di più, come WhatsApp sia sempre meno indipendente da Facebook, nonostante le promesse della ‘casa madre’ al momento dell’acquisizione, avvenuta nel 2014.