In Italia erano passate le 17:30 da qualche minuto, il che vuol dire che in America era piena mattina. Ed è stato quello l’orario in cui, una dopo l’altra, Instagram, Facebook e WhatsApp sono andate down restandovi per sei ore. La peggiore interruzione del loro servizio da 15 anni a questa parte. Ad approfittarne, manco a dirlo, è stata Telegram. Che a sua volta, però, ha dovuto fare i conti con qualche problema.
I perduranti problemi soprattutto di WhatsApp hanno rappresentato una vera e propria manna per Telegram, concorrente diretta della piattaforma di messaggistica di proprietà di Mark Zuckerberg. Tanto che gli inviti, anche molto palesi, a trasferirsi in via definitiva sui propri server non sono mancati. Ma non è stata una giornata, diciamo così, di sola gloria.
Dopo circa due ore dal drammatico crollo di Instagram, Facebook e WhatsApp, infatti, anche Telegram ha iniziato a funzionare con qualche difficoltà di troppo. Il motivo, però, in questo caso era dovuto alla notevole affluenza di utenti rispetto alla norma. Ma l’immancabile DownDetector ha puntualmente segnalato i picchi di malfunzionamento anche della piattaforma “alternativa”. La cui parabola è diventata particolarmente alta proprio intorno alle 22 italiane.
A dare una spiegazione, e contemporaneamente a provare a placare le acque, ci ha pensato Telegram stessa. “Ci scusiamo per l’inconveniente: gli utenti in alcune regioni potrebbero riscontrare ritardi con notifiche o messaggi. Ma la nostra infrastruttura di server distribuiti permette a Telegram di rimanere stabile a livello globale anche quando ci sono problemi in alcune regioni“, si può leggere in un tweet.
Solo dopo l’una di notte italiana i guai di Instagram, Facebook e WhatsApp potevano dirsi definitivamente risolti. Ma intanto coloro che si erano spostati su Telegram non erano pochi. E chissà se, come suggerito dalla stessa piattaforma, stavolta qualcuno non decida di spostarvisi in via definitiva. Nonostante noia sui server, anche questa volta, abbia chiamato noia sui server.
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