Da quando Elon Musk è diventato il nuovo proprietario di Twitter, il 50% dei dipendenti dell’azienda è stato licenziato. Sul suo profilo, il miliardario ha spiegato le ragioni della scelta, legate alla difficile situazione economica che il social sta affrontando. “Sfortunatamente non c’è scelta quando un’azienda perde oltre quattro milioni di dollari al giorno”, ha scritto. Ha poi sottolineato che a tutti coloro che sono stati cacciati “sono stati offerti tre mesi di stipendio” come buona uscita, “che è il 50% in più di quello che è richiesto” dalla legge.
Non tutti gli ex dipendenti hanno però accettato di buon grado la decisione. Alcuni di loro si sono rivolti al tribunale di San Francisco per denunciare il licenziamento, che sarebbe avvenuto senza il preavviso di 60 giorni stabilito dalla legge. Sarebbero stati informati della scelta di Musk solo giovedì 3 novembre, quando hanno trovato i loro account bloccati. Il loro intento è quella di portare avanti una class action. Oggi, sabato 5 novembre, Twitter ha chiuso temporaneamente tutti i suoi uffici “per contribuire a garantire la sicurezza di ciascun impiegato, nonché quella dei sistemi e dei dati”. Sono stati sospesi anche gli accessi con il badge.
Al momento la class action è stata promossa solo da un numero ridotto di dipendenti, ma la situazione potrebbe cambiare nelle prossime settimane. Nella loro azione legale, gli ex dipendenti hanno ricordato che in passato Musk ha già tentato di sfuggire ai suoi obblighi nei confronti dei dipendenti di un’altra azienda, offrendo loro la liquidazione di una o due settimane di lavoro. “I querelanti sono ragionevolmente preoccupati che, in assenza di un intervento del tribunale, Twitter assuma un comportamento analogo e cerchi di licenziare gli impiegati senza informarli dei loro diritti”, si legge nella denuncia.
Il licenziamento dei dipendenti fa parte del piano di Musk per “salvare” la situazione economica di Twitter. Anche la possibilità di introdurre la spunta blu a pagamento si inserirebbe in questa strategia. Tuttavia sembra che per ora queste mosse non stiano dando i risultati sperati, anche perché alcuni investitori, temendo un allentamento dei controlli sui contenuti, hanno sospeso i propri finanziamenti. Tra le aziende coinvolte ci sono General Mills, General Motors, Volkswagen e Pfizer. “Twitter ha avuto un massiccio calo nei ricavi, dovuto ai gruppi di attivisti che fanno pressione sugli inserzionisti, benché non sia cambiato nulla nella moderazione dei contenuti e nonostante abbiamo fatto il possibile per tranquillizzare gli inserzionisti”, ha scritto Musk sul social. Ha poi accusato gli attivisti di star “tentando di distruggere la libertà di parola in America”. In questo clima di incertezza si inserisce anche l’annullamento della conferenza Chirp, dedicata agli sviluppatori, che era prevista a San Francisco il 16 novembre.
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