The Legend of Zelda: Breath of the Wild, l’evoluzione della leggenda

Per restare viva e attuale, una serie di videogiochi con tani anni sulle spalle non può fare altro che evolversi. È una legge che vale per tutti e che non fa eccezione nemmeno per quelle saghe entrate nell’Olimpo del medium. La parte difficile è cambiare direzione senza tradire lo spirito originale della serie, tanto caro ai suoi fan più devoti. Nintendo ha dimostrato di saper compiere questa delicatissima operazione con grande maestria. Dopotutto, già all’epoca del Nintendo 64 era stata costretta a compiere un enorme salto nel vuoto con il passaggio dal 2D al 3D di alcune delle sue IP più famose, come Super Mario e [sponsor-link id=”263″].

Con il senno di poi, si può ben dire che quest’operazione abbia avuto un successo clamoroso. Super Mario 64 e The Legend of Zelda: Ocarina of Time sono entrati di diritto nella lista dei videogiochi più importanti di sempre e hanno avuto un impatto enorme, rispettivamente, sui platform e sui giochi di avventura. Negli ultimi anni non c’è stato un cambiamento epocale come il passaggio dal 2D al 3D, ma si è comunque verificata un’evoluzione importante. I videogiochi sono diventati sempre meno chiusi e lineari, preferendo un’impostazione open world a una sequenza precisa di aree da visitare.

La rivoluzione di Breath of the Wild

Nel caso di The Legend of Zelda si può ben dire che l’open world non è esattamente una novità. Fin dal primissimo gioco della serie il giocatore ha sempre avuto la libertà di esplorare sin da subito ogni anfratto di Hyrule. Con il passare del tempo, però, l’esplorazione è diventata in parte subordinata alla necessità di portare a termine i dungeon in un ordine preciso.

Con The Legend of Zelda: Breath of the Wild, uscito su Nintendo Switch nel 2017, gli sviluppatori della grande N hanno deciso di tornare alle origini del brand, rendendo l’esperienza di gioco del tutto non lineare. Dopo il tutorial iniziale, il giocatore è libero di approcciarsi come preferisce all’enorme mondo che si trova davanti a lui. Una volta ottenuti alcuni oggetti essenziali non serve altro per godersi appieno l’avventura e concetti come “percorso da seguire” o “ordine dei dungeon” perdono di significato. Nulla vieta di andare subito ad affrontare il boss finale, tenendo però a mente che l’area in cui si trova è stata progettata per mettere alla prova tutte le abilità di chi regge il gamepad (o i Joy-Con) tra le mani.

Libertà di esplorazione

Idealmente, prima di andare a salvare Hyrule sarebbe meglio prendersi tutto il tempo necessario per esplorare questa terra lussureggiante e ottenere importanti upgrade alle armi, alla stamina e alla “barra della vita”. Quest’ultima, come da tradizione della saga, è rappresentata da una fila di cuoricini. All’inizio se ne hanno solo tre a disposizione, ma è possibile aumentarli ottenendo gli Emblemi del Trionfo e “spendendoli” presso alcune statue raffiguranti la dea Hylia.

Per entrare in possesso di questi preziosi oggetti è necessario portare a termine le sfide presenti dei Sacrari, dei dungeon in miniatura sparsi per tutto il mondo di gioco. In totale ce ne sono 120 e completarli tutti rappresenta senza dubbio una sfida interessante per chi ama finire i giochi al 100%. Oltre ai portacuori, con gli Emblemi del Trionfo è possibile anche aumentare la stamina di Link, il protagonista, rendendolo in grado di correre e arrampicarsi più a lungo.

Parlando della possibilità di arrampicarsi ovunque, è necessario dire che Breath of the Wild è un gioco che fa della verticalità uno dei suoi punti di forza. Nelle aree più montuose di Hyrule, ma non solo, ci sono tantissime alture e scoprire cosa si trova in cima a ognuna di esse è un’esperienza soddisfacente. Purtroppo non sempre le ricompense sono all’altezza delle aspettative. A volte non si trova altro che l’ennesima arma destinata a rompersi dopo pochi utilizzi (uno dei principali difetti del gameplay del gioco) o uno dei tantissimi semi di Korogu sparsi per la mappa (utili per aumentare la capacità dell’inventario). Una maggiore varietà in termini di ricompense sarebbe stata senz’altro gradita, ma si tratta di un minuscolo difetto in un gioco che ha tantissimo da offrire.

Una gioia per gli occhi e per le dita

Al di là dei collezionabili, vale la pena esplorare Hyrule anche solo per scoprire tutti gli scenari mozzafiato presenti. Nintendo è stata bravissima a rendere Breath of the Wild una vera e propria gioia per gli occhi, affidandosi a un art style perfetto per mascherare i limiti tecnici di Switch. La varietà degli ambienti presenti è notevole e può capitare di passare dalle montagne alla giungla nel giro di un paio d’ore di gioco. A cambiare non è solo il paesaggio, ma anche il clima: se nel bel mezzo del deserto è bene evitare di far indossare a Link abiti pesanti, sulle cime innevate è meglio ricordarsi di fargli mangiare qualcosa di caldo di tanto in tanto, in modo da evitare la morte per assideramento.

Gli elementi da tenere in considerazione quando si gioca sono davvero tanti, ma non sono necessarie molte ore di gioco per prendere confidenza con ognuno di essi. Dopo un po’ diventa piuttosto intuitivo, per esempio, capire che bisogna muoversi piano in presenza di un gruppo di nemici o di un cavallo che si desidera provare a domare. Anche la fisica degli oggetti è tanto sensata quanto divertente da sfruttare. È immediato, infatti, notare la presenza di un blocco di metallo e decidere di sollevarlo tramite lo strumento “Magnesis” per farlo finire addosso a un gruppo di nemici. Dando fuoco all’erba, invece, è possibile generare dell’aria calda da sfruttare per prendere il volo con la paravela e allontanarsi da una situazione spinosa. Le potenzialità offerte dalle meccaniche di gioco sono davvero tante ed è bello scoprirle man mano che si affronta l’avventura principale.

Breath of the Wild è mastodontico

Tutto ciò di cui abbiamo parlato finora rappresenta solo una piccola parte dell’esperienza complessiva offerta da The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Ci sono tantissimi altri elementi, dai ricordi da recuperare alle bestie divine, che rendono questo gioco un’esperienza mastodontica. Non possiamo fare altro che consigliare a tutti i possessori di un Nintendo Switch di recuperare una copia e vivere sulla propria pelle l’ultima avventura di Link (almeno fino a quando non uscirà il seguito di Breath of the Wild!).

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