Sarebbe uno degli shock più sismici nella moderna storia degli scacchi se Magnus Carlsen, campione del mondo in carica dal 2013, dovesse perdere il suo titolo mondiale a Dubai. Tuttavia, quando il suo avversario russo Ian Nepomniachtchi giocherà la prima di 14 partite venerdì, sarà armato di due vantaggi potenzialmente intriganti.
Il primo è che Nepomniachtchi – o Nepo come è ampiamente conosciuto – detiene un record di 4-1 negli scacchi classici su Carlsen, che risale a quando si incontrarono per la prima volta come promettenti dodicenni. Il secondo? Ha anche uno dei supercomputer più veloci della Russia, originariamente costruito per l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale, come parte della sua squadra.
Dopo essersi qualificato per affrontare Carlsen ai campionati di Dubai, Nepomniachtchi ha attribuito al supercomputer Zhores, situato presso lo Skolkovo Institute of Science and Technology di Mosca. Una tecnologia che lo ha aiutato a valutare decine di milioni di posizioni al secondo. E che Nepo, ha già ammesso, rappresenta una parte cruciale nel lavoro di preparazione.
L’uso del computer non è una novità per gli scacchi di alto livello. Ma avere una macchina in grado di calcolare molto più velocemente – e potenzialmente di vedere più in profondità – di altre può potenzialmente aiutare i giocatori a trovare novità di apertura a sorpresa o a valutare meglio le posizioni che potrebbero incontrare sul tabellone.
Nepomniachtchi è anche felice di espandere la lunga storia tra lui e Carlsen. “La prima volta che ci siamo incontrati è stato ai campionati europei under 12“ha detto. “Ha giocato abbastanza bene, ma non mi sembrava che fosse qualcosa di spettacolare. Ed era norvegese, che non è un Paese degli scacchi, quindi non ci ho fatto molto caso. Ma quando abbiamo giocato di nuovo non molto tempo dopo, e siamo finiti tra i primi due ai campionati del mondo under 12, era chiaro che era un giocatore forte”.
L’opinione generale è che Carlsen sia favorito, ma Nepomniachtchi ha abbastanza talento e potrebbe succedere di tutto. Come ha affermato Vishy Anand, che ha detenuto il titolo tra il 2007 e il 2013, “Nepo è l’unico ragazzo che non sembra aver paura di Magnus. Questo è importante. Perché non puoi dargli quel rispetto. Devi credere di poterlo battere.”
Tuttavia Anand ammette che il norvegese rimane il chiaro favorito, con il suo punteggio Fide di 2855 a 73 punti dal suo avversario russo. “Magnus non si ferma”, ha aggiunto. “Questa è probabilmente la cosa che intimidisce la maggior parte delle persone. E non commette errori evidenti, il che significa che i suoi avversari devono mantenere il livello molto alto e sostenerlo, per mettere a segno un colpo”.
“Ciò non significa che Magnus non possa crollare a volte. E ci sono certi tipi di posizioni che non gli piacciono. Ma è molto più difficile prenderlo alla sprovvista“.
Non è la prima volta che un computer dimostra di essere superiore a uno scacchista.
L’11 maggio 1997 un computer chiamato Deep Blue per la prima volta si rivelò più bravo di un essere umano, riuscendo a battere l’allora campione del mondo di scacchi Garry Kasparov.
Gli scacchi sono un gioco logico, dove occorre unire strategia, duro lavoro e intuizione. La prima mossa di apertura ha 20 possibilità diverse, ma la seconda ne ha già 400 e la terza 8902. Più si va avanti e più le possibilità aumentano. Basti pensare che le possibili posizioni delle pedine sulla scacchiera sono 10 alla 44a, una cifra immensa. Pare che il numero di partite possibili sia superiore al numero di particelle dell’universo visibile.
Deep Blue non era un normale calcolatore elettronico, ma un supercomputer ad altissimo parallelismo. Era in grado di elaborare 200 milioni di mosse al secondo e di memorizzare migliaia di partite giocate e di aperture e chiusure diverse.
Da un lato, può sembrare normale, finanche scontato, che un supercomputer in grado di elaborare milioni di dati in pochi secondi sconfigga in un gioco la mente umana. Ma le cose, negli scacchi, non sono così semplici.
Deep Blue giocava come farebbe un principiante, scegliendo di volta in volta la mossa da compiere. Razionalità e logica. Un campione, invece, possiede il senso del gioco, capace di prevedere ogni mossa. Fantasia e intuizione.
Quando Kasparov e Deep Blue si sfidarono, il campione del mondo capì che c’era un unico modo per vincere: fare qualcosa di totalmente inaspettato. Tuttavia, lo scontro non finì bene per il campione russo, costretto nell’ultima partita ad arrendersi in sole 19 mosse.
Un affronto tale da spingere Kasparov ad accusare il computer di aver giocato affiancato da esseri umani. Solo così, disse, poteva spiegarsi la sua sconfitta, perché lui aveva giocato pensando alla reazione di un computer, non a quella di un uomo.
Da allora, sono stati fatti enormi progressi, tanto che Deep Blue potrebbe facilmente essere surclassato da una qualsiasi app di scacchi. Vedremo quindi se a Dubai l’intuizione umana riuscirà a battere la logica di un computer.
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