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TECNOLOGIA

Parler: cos’è il social network vicino a Trump cancellato dal Play Store

Se da una parte Donald Trump non dispone più del suo account ufficiale su Twitter (chiuso per il “rischio di istigazione alla violenza“), dall’altra sempre più utenti vicini all’ex presidente degli Stati Uniti si stanno trasferendo su un’altra piattaforma: Parler. E nel frattempo Google ha preso provvedimenti, come testimonia l’annuncio di aver rimosso tale social network dal proprio Play Store. Ma perché ora l’universo telematico vede questa nuova realtà online come una minaccia? Ripercorriamone la storia.

La nascita di Parler e la sua filosofia

Parler nasce nel 2018 come una piattaforma di microblogging all’insegna della “totale libertà di parola“. Lo si capisce anche dal nome, che è infatti la traduzione in francese di “parlare” (e la cui pronuncia esatta è “parlé“). Fondato da John Matze e Jared Thomson, i due hanno definito il social network come “un luogo pubblico senza schieramenti“. La realtà, però, è che quasi subito è divenuto il luogo ideale per ospitare cospirazionisti, estremisti di destra, antisemiti. Oltre che sostenitori oltranzisti di Trump. A partire dai seguaci di quella teoria di QAnon sostenuta da molti tra coloro che erano a Capitol Hill in occasione dell’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti.

Nel frattempo la situazione è precipitata, proprio in seguito alla decisione di Twitter di oscurare l’account di Donald Trump. Quest’ultimo aveva basato una cospicua fetta della sua propaganda proprio sugli interventi social. E se da un lato questo ha cementificato i suoi supporter, dall’altro ha progressivamente aumentato la preoccupazione dei gestori degli spazi social. Così Twitter ha “tolto il megafono” all’ex presidente, ma non la voglia di parlare. Né tantomeno quella del popolo dell’Alt-Right di ascoltare, e partecipare.

Il “popolo” di Trump e la preoccupazione di Google

Così già a novembre, dopo le elezioni americane, gli iscritti di Parler erano passati in una settimana da 4,5 a 8 milioni. Un boom divenuto ancora più consistente in questi delicati giorni. Tanto da indurre Google a toglierlo dal Play Store spiegando di temerne i messaggi “che incitano alla violenza. La richiesta è di adottare una politica di “moderazione robusta per contenuti estremi“.

Il tema è sempre quello che ha indotto Twitter a chiudere l’account di Trump. “Sappiamo che i messaggi che incitano alla violenza in corso negli Stati Uniti continuano a essere trasmessi su Parler. Alla luce di questa minaccia continua e immediata alla sicurezza pubblica, sospendiamo la disponibilità della app sul negozio online di Google“, spiegano da Mountain View alla ‘CNN’. E ora si attendono ulteriori reazioni dal mondo dell’Alt-Right americana.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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