Proseguono le trattative per consentire a Microsoft di ultimare l’acquisizione di Activision Blizzard e della stragrande maggioranza delle sue IP. Il percorso è quasi giunto alla sua naturale conclusione, ma rimane ancora un grosso ostacolo da superare: ottenere l’approvazione di almeno due enti di antitrust tra la FTC, attiva negli Stati Uniti, la CMA, presente nel Regno Unito, e la Commissione europea. Queste realtà vogliono evitare che si arrivi a un eventuale monopolio del mercato dei videogiochi, che potrebbe essere determinato dal controllo diretto da parte dell’azienda di Redmond di una delle poche serie videoludiche capaci di spostare davvero gli equilibri economici: Call of Duty.
Per poter procedere con l’acquisizione di Activision Blizzard, Microsoft ha quindi siglato quattro importanti accordi decennali con Nintendo, NVIDIA, Boosteroid e Ubitus, con i quali garantire l’arrivo di nuovi capitoli di CoD su altre piattaforme, almeno per i prossimi anni. Ne ha proposto uno analogo anche a Sony, con in più la possibilità di avere i prossimi capitoli di Call of Duty al day one sul PlayStation Plus, che però è stato rifiutato. Di fronte a questa situazione, Microsoft ha dichiarato di non essere intenzionata a offrire accordi migliori alla rivale giapponese o a qualsiasi altra azienda. Ha aggiunto, inoltre, che i dieci anni di tempo che sarebbe disposta a concedere sono sufficienti a creare una valida alternativa a Call of Duty. Un’affermazione che, se ben analizzata, non pare propriamente veritiera.
Creare un’alternativa a Call of Duty non significa solo tirare fuori dal cilindro un nuovo sparatutto in prima persona incentrato sul multiplayer, ma anche trasformarlo in un successo commerciale senza precedenti. La serie di Activision Blizzard, infatti, ha macinato più di 400 milioni di vendite dal lancio del primo capitolo a oggi, inserendosi in una top 5 che comprende brand storici del settore videoludico come Mario (oltre 826.38 milioni di unità vendute tra saga principale e spin off), Tetris (495 milioni), Pokémon (440 milioni) e Grand Theft Auto (395 milioni). Costruire un successo del genere a tavolino è pressoché impossibile. Nel corso degli anni varie software house hanno provato a competere con Call of Duty con serie come Battlefield e Titanfall che, pur ottenendo dei buoni risultati, non sono riusciti a raggiungere gli stessi traguardi in termini di vendite.
Sony non ha fatto mistero di essersi basata sugli introiti derivanti da Call of Duty per finanziare alcuni dei suoi studi interni e portare sul mercato varie esclusive importanti. Quest’affermazione potrebbe essere stata gonfiata ad hoc per ostacolare l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, però esemplifica bene quanto un IP come CoD possa essere importante per l’intero ecosistema videoludico. Per sostituire un simile pilastro potrebbero essere necessari ben più di dieci anni di tentativi, soprattutto considerando che ormai i tempi necessari per produrre un videogioco di buon livello si aggirano intorno ai cinque anni.
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