Prosegue l’acceso braccio di ferro tra Meta e la Siae sull’uso della musica su Facebook e Instagram. Negli ultimi mesi le due realtà non sono riuscite a trovare un accordo sui diritti e a pagarne le spese sono soprattutto gli utenti. I brani del repertorio Siae, infatti, non sono più utilizzabili nelle storie e nei reel e sono stati silenziati anche nei contenuti postati in passato. “Quelli di Meta si sono comportati come un dittatore nordcoreano”, ha dichiarato Salvatore Nastasi, il presidente della Siae, durante l’audizione davanti alle commissioni Cultura riunite di Camera e Senato. “Abbiamo chiesto dati e non ce li hanno voluti fornire. A trattativa in corso ci hanno detto: ‘Se entro le 18 di oggi non avrete accettato le nostre condizioni, tutti i contenuti italiani saranno rimossi’”.
Nastasi ha spiegato che la licenza di Meta per i contenuti Siae “è scaduta il 16 dicembre scorso e in questo momento, mentre noi parliamo, ci sono ancora contenuti sulla piattaforma senza licenza. E fino al giorno della rottura delle trattative, dieci giorni fa, loro hanno continuato a operare senza licenza”, ha aggiunto. “Nel momento in cui quella licenza è scaduta, noi ci siamo messi a tavolino per rinnovarla, ma non abbiamo avuto i dati che noi chiedevamo per poter rinnovare quell’accordo”, ha poi spiegato il direttore della Siae. Sulla base della normativa europea, i dati in questione devono essere forniti dalle piattaforme alla controparte.
“Il nostro interesse è di arrivare a chiudere la trattativa che non si è mai interrotta”, ha aggiunto Nastasi. “Quindi se domani mattina Meta proponesse di rimettersi al tavolo, dandoci elementi utili per arrivare a una conclusione, noi saremmo felicissimi di farlo. Rappresentiamo gli interessi degli autori italiani, quindi non vogliamo fare per forza discussioni. Noi non ci siamo mai alzati dal tavolo della trattativa e speriamo che questa prosegua, nonostante le minacce”.
Dall’altra parte della barricata, Angelo Mazzetti, il responsabile degli Affari Istituzionali di Meta, ha dichiarato quanto segue: “Non abbiamo deciso di interrompere le trattative unilateralmente, com’è stato dichiarato. La licenza è scaduta il 15 dicembre 2022 e già dallo scorso agosto abbiamo preso contatti per rinnovare l’accordo. La trattativa si è interrotta per la natura dell’importo chiesto dalla Saie, che inizialmente è stato di quattro volte superiore a quello concordato fino al 2022 senza che venisse fornita alcuna motivazione mentre i diritti di licenza erano sostanzialmente gli stessi”. La spiegazione di Mazzetti è arrivata durante la sua audizione davanti alle commissioni riunite Cultura e Trasporti alla Camera.
“Abbiamo fatto il possibile per mantenere viva la negoziazione, presentando un’offerta significativamente più alta della royalty concordata con Siae fino a dicembre 2022. Abbiamo progressivamente aumentato la nostra offerta cercando di andare in contro alle richieste di Siae che, tuttavia, si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta inferiore ad un aumento del +310%. Non siamo disposti a chiudere accordi irragionevoli da un punto di vista economico e di mercato“, ha aggiunto Mazzetti. Ha poi sottolineato che per Meta il rinnovo con la Siae è una priorità e che il colosso ha degli accordi “con tutti i principali titolari di diritti in Italia e all’estero. Tutti questi accordi sono stati rinnovati dopo l’entrata in vigore della Direttiva Copyright. Se abbiamo rimosso il catalogo Siae è proprio per il rispetto della proprietà intellettuale”.
Meta ha sottolineato che “l’assenza della musica è dovuta al rifiuto di Siae di accettare una proroga dell’accordo precedente per continuare le negoziazioni. Non potevamo tollerare l’utilizzo del repertorio Siae senza una licenza in essere, quindi senza il consenso e la remunerazione degli autori. Abbiamo disabilitato le musiche del repertorio Siae proprio per tutelare i diritti degli artisti in tutta Italia“.
Nastasi ha smentito il fatto che la Siae abbia rifiutato qualsiasi offerta inferiore a un aumento del 310% rispetto al 2022. “Come detto nella nostra audizione, la nuova licenza non è comparabile con quella siglata nel 2020 e qualsiasi raffronto in percentuali è semplicemente pretestuoso”. Nastasi ha ricordato che nel 2020 Meta si chiamava ancora Facebook e non si occupava del metaverso. Inoltre, “i suoi ricavi e sfruttamenti dl nostro repertorio non erano minimamente paragonabili a quelli attuli. Oltre a questo la dichiarazione è falsa e pretestuosa in quanto Siae non ha mai dato un ultimatum a Meta come fatto da quest’ultima e non abbiamo mai detto che la nostra ultima offerta sia il minimo che saremmo disponibili ad accettare. Quella che vuole imporre un proprio valore e che ha interrotto la negoziazione, creando le condizioni per la situazione attuale, è e rimane unicamente Meta“.
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