Passi avanti per “Il Mio Medico in Rete”, app creata per semplificare e velocizzare la comunicazione online tra i pazienti e i loro medici. A poco più di due mesi dal lancio, le funzionalità dell’applicazione sono state ampliate, rendendo ancora più efficace lo scambio di informazioni. Ora i medici possono inviare allegati ai messaggi, sotto forma di PDF e immagini e visualizzare i risultati dei test di automonitoraggio effettuati dal paziente. Un’altra novità è il teleconsulto, che consente agli specialisti di mettersi in contatto, anche tramite videochiamata, con i colleghi che seguono lo stesso paziente. Lo stato di salute, infine, consente al medico di fissare delle soglie di allarme per qualsiasi parametro vitale che voglia tenere sotto controllo e di ricevere i relativi alert quando i valori inseriti dal paziente siano fuori soglia.
Per aiutare i medici a utilizzare al meglio “Il Mio Medico in Rete” sono stati organizzati, a oggi, oltre 15 webinar di formazione. Attualmente l’app è utilizzata da oltre 500 camici bianchi e più di 300 pazienti, molti dei quali con una patologia cronica e anziani.
L’obiettivo del software è mettere a disposizione dei medici di medicina generale e degli specialisti uno strumento per integrare la telemedicina nella pratica clinica. L’app permette anche di coinvolgere i pazienti e i caregiver nel collaborare in prima persona con il medico. Il contributo non condizionante di Lusofarmaco ha reso possibile la realizzazione del progetto.
“Le piattaforme online offrono, per lo più, servizi di telemedicina mirati prevalentemente alle esigenze professionali del medico“. Lo spiega Umberto Amato, responsabile medico di Med Stage. “Noi, invece, ci siamo concentrati sul modo più efficace per mantenere il contatto tra il paziente e il medico curante, anche a distanza, con una semplice app. Il medico – spiega – informa il paziente della possibilità e il paziente scarica l’app, trova il suo curante nella lista dei medici registrati ed è lui che fa richiesta di connettersi per condividere i propri dati clinici. Questo perché il nostro approccio vede al centro il paziente, che ha la possibilità e il dovere di essere sempre più attivo e partecipativo rispetto alla propria salute”, conclude Amato.
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