C’è solo un sogno, forse, che unisce generazioni di bambini di tutte le età ancora più di quello di calciare un rigore nella finale dei Mondiali. Ed è quello di allenare la propria squadra del cuore e portarla a vincere tutto in ogni angolo del Pianeta. Un sogno che si rinnova con [sponsor-link id=”204″], ultimo capitolo della fortunatissima serie videoludica nata da un’idea che proprio quest’anno compie quaranta primavere. E che finalmente è ora disponibile alla vendita.
Football Manager nacque infatti nel 1982 da un’idea di Kevin Toms, che realizzò per ZX Spectrum un videogioco manageriale a tema calcistico presto distribuito su piattaforme di vario tipo, da Commodore ad Amiga passando per Atari. Un successo immediato, che già dall’anno del trionfo mondiale degli Azzurri di Enzo Bearzot conquistò gli appassionati videoludici di tutto il mondo. Inclusi quelli italiani.
La sua prima versione, che includeva sole schermate testuali e in cui impostare la formazione e soprattutto decidere in prima persona del calciomercato della propria squadra, resistette fino al 1987. E nel 1985 la rivista di settore ‘Sperimentare con l’elettronica e il computer’ ne parlava con questi toni: “Immedesimatevi nei managers, che gestiscono e rendono affascinante quello che è il più bello e popolare gioco del mondo“. Il tutto dopo istruzioni d’uso, di fatto, in buona parte simili a quelle che resistono ancora oggi.
L’enorme fascino di Football Manager, però, non sta solo qui. E la sua versione del 2022, ovviamente, presenterà stuzzicanti novità (con la funzione Rumor Mill saranno gli stessi giocatori a far capire di preferire uno specifico trasferimento a un altro). Ma la sfida agli appassionati è sempre la stessa. Ossia: chi scoprirà sugli schermi di casa propria i campioncini del domani?
I database di Football Manager (come quelli del suo antenato Championship Manager, anche noto come Scudetto) sono del resto ricchissimi di talenti in erba. Che, sulla base degli algoritmi del gioco, possono o meno tramutarsi in vere e proprie stelle. E non sono rari i casi di calciatori che hanno mantenuto le promesse dei loro alter ego videoludici. Fino, addirittura, a fungere da ispirazione per gli operatori di calciomercato del mondo reale.
Esiste infatti una ricchissima letteratura di calciatori fortissimi in alcune storiche edizioni di Football Manager. E c’è anche chi, grazie al gioco, ha trovato fortuna anche sui campi veri e propri. Il caso più celebre resta probabilmente quello di Roberto Firmino, iconico centravanti del Liverpool capace nel 2020 di laurearsi campione d’Inghilterra trent’anni dopo l’ultimo titolo. Ebbene, il brasiliano sbarcò in Europa dopo che gli operatori di mercato dell’Hoffenheim ne erano stati incuriositi dalla sua versione del videogioco nel 2011.
Qualcosa di simile avvenne anche per Benjamin Brereton, esploso nei Blackburn Rovers e arrivato fino alla nazionale del Cile dando seguito alle informazioni raccolte su Football Manager. E un’altra colonna del Liverpool, Andrew Robertson, era un “pupillo” del rivale Vincent Kompany nel videogame. Esiste però anche chi è stato meno fortunato.
Igor Akinfeev, Cherno Samba, Anthony Vanden Borre, Freddy Adu, Julius Aghahowa, Yaya Sanogo, Kerlon Foquinha e la vecchia conoscenza della Serie A Khouma el Babacar sono solo alcuni dei talenti “bruciati” dalla fama del loro alter ego telematico. Addirittura straziante la storia di Maxim Tsigalko, stroncato a 26 anni da un infortunio che lo costrinse al ritiro e poi tragicamente morto senza un lavoro ad appena 37 anni. Il caso più eclatante di un grande sogno, quello di Football Manager, che si trasforma in un incubo senza fine.
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