Fake news, YouTube sotto accusa: le richieste dei “fact-checkers”

“Un ponte tra la disinformazione e l’utente”. È piuttosto grave l’accusa che oltre 80 gruppi di factcheckers di tutto il mondo hanno lanciato a YouTube, la piattaforma video più popolare al mondo. Tra i firmatari della lettera ci sono realtà appositamente dedicate come Full Fact o gruppi redazionali, come quelli del Washington Post. Che contestano, in particolare, la diffusione di video-bufale a tema Covid e relativi alla politica.

 

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YouTube e fake news, le richieste dei factcheckers

“YouTube – si legge nella missiva scritta dai factcheckers indirizzata a Susan Wojcicki, amministratrice delegata dell’azienda – permette alla sua piattaforma di essere utilizzata come arma da elementi senza scrupoli. Capaci di manipolare le persone e persino di sostenersi economicamente grazie alla monetizzazione”.

La lettera invita YouTube e più in generale Google (l’azienda che possiede la piattaforma) a fare in particolare quattro cambiamenti:

  • Sostenere economicamente gruppi di ricerca indipendente che possano “sbugiardare” le campagne di disinformazione;
  • Correggere gli algoritmi che premiano i video che diffondono notizie false;
  • Inserire, nei video in questione, link che portano ad altri video che confutano la tesi sostenuta in quello che si sta vedendo in quel momento;
  • Impegnarsi maggiormente non solo per bloccare le video fake news in inglese, ma anche quelli in altre lingue.

Quest’ultimo punto, a detta dei firmatari, è particolarmente importante. E non è un caso che fra i gruppi di factcheckers vi siano realtà provenienti dall’Europa continentale, dall’America Latina, dall’Asia e dall’Africa. Preoccupati, in particolare, che le video-bufale possano manipolare l’opinione pubblica a livello politico. Diventando una pericolosa arma anti-democratica.

La risposta dell’azienda: “Visualizzazioni bufale sotto l’1%”

YouTube, dal canto suo, ha iniziato già dall’ottobre 2020 a modificare le linee guida riguardanti i contenuti dei video ospitati sulla piattaforma. Una decisione resasi necessaria dopo le numerose segnalazioni di disinformazione sul tema Covid, dal complottismo sull’origine della malattia alle notizie non verificate sull’efficacia dei vaccini.

Elena Hernandez, portavoce di YouTube, ha confermato in risposta alla lettera che l’azienda ha investito ingenti risorse per contenere l’informazione “borderline”. Aggiornando costantemente le linee guida per venire incontro ai propri utenti.

“Nel corso degli anni – ha detto Hernandez al Guardian, abbiamo investito tanto in tutti i Paesi in cui operiamo per far sì che gli utenti possano avere a disposizione contenuti autorevoli, riducendo la disinformazione e rimuovendo i video che violano la policy sulle fake news.

“I progressi fatti sono importanti – ha aggiunto la portavoce di YouTube -. Le visualizzazioni di video disinformativi sono sotto l’1% di quelle complessive, cerchiamo sempre di migliorare e rafforzare il nostro impegno al fianco della community dei factchecker”.

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