Per circa sei mesi, su Facebook, alcuni contenuti ritenuti “dannosi” per gli utenti hanno trovato maggior spazio nel feed delle notizie rispetto ad altri. Tutto ciò è stato causato da un bug della piattaforma scoperto da un team di ingegneri. Lo riporta il sito specializzato The Verge.
Stando a quanto reso noto, la scoperta di questo bug sarebbe documentata da un report interno dell’azienda, che di recente ha dovuto affrontare nuove critiche. Nei giorni scorsi, ad esempio, il Washington Post ha reso noto che Meta – la casa madre di Fb – avrebbe finanziato una campagna mediatica per screditare l’app rivale TikTok attraverso una società di consulenze vicina ai repubblicani, la Targeted Victory. Il Ceo dell’azienda, Zac Moffatt, su Twitter ha però respinto le accuse e difeso l’operato dei suoi dipendenti. Al netto di questo episodio, che ci fosse un problema con la disinformazione su Facebook non è un mistero.
Problema che si è acuito nell’ottobre 2021, secondo il report dell’azienda citato da The Verge, facendo così scattare un campanello d’allarme. Tanto da spingere un gruppo di ingegneri di Meta a indagare su questa misteriosa ondata di fake news e contenuti pericolosi per gli utenti.
E le indagini hanno portato alla scoperta di un bug di Facebook che faceva aumentare di circa il 30% a livello globale le visualizzazioni degli account che pubblicano questa tipologia di contenuti. Il problema è stato quindi classificato con un “Sev” (o “site event”) di tipo 1, dove 0 rappresenta il livello di crisi più alto.
Tutto ciò è proseguito fino all’11 marzo, quando il team di ingegneri ha finalmente identificato la causa del problema, risolvendolo. Joe Osborne, un portavoce di Meta, parlando con The Verge ha però rassicurato che il bug non ha lasciato conseguenze gravi né un impatto a lungo termine sui parametri di Fb.
Stando alle risultanze dell’inchiesta interna, la squadra di ingegneri ha scoperto che il bug, per sei mesi, ha impedito a Facebook di identificare con precisione post con contenuti che violano le linee guida del social network. Coma da esempio nudità, violenza e perfino le fake news diffuse dai media di Stato russi.
Ovvero gli stessi media che la piattaforma di Mark Zuckerberg ha bloccato dopo l’invasione dell’Ucraina. L’incidente, nonostante siano escluse conseguenze a lungo termine, ha comunque riportato al centro dell’attenzione il tema della trasparenza delle grandi piattaforme social, dove gli utenti sono quasi quotidianamente esposti a potenziali rischi. Senza però esserne consapevoli.
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