Facebook, negli ultimi anni, ha implementato tutta una serie di funzionalità che hanno reso la piattaforma sempre più connessa con la nostra vita quotidiana. Dai semplici “stati“, arricchiti dalla possibilità di inserire il luogo in cui ci si trova, delle emoji o delle foto, per citarne alcuni, app di Mark Zuckerberg è entrata a fine 2020 anche nel mondo del dating, per provare a fare un po’ di sana concorrenza a Tinder e altre piattaforme d’incontri.
Facebook, lo strumento “richiesta di preghiera” per unire i fedeli
Adesso, Facebook entra anche nel mondo religioso, con una nuova funzione di “richiesta di preghiera” che può essere utilizzato da tutti gli utenti. Questo strumento è stato accolto di buon grado da alcuni leader religiosi, che lo ritengono un “sistema all’avanguardia” per coinvolgere i fedeli, anche online.
Ovviamente è presente anche l’altra faccia della medaglia, che riguarda tutti coloro che hanno dei dubbi sulla reale utilità di questa funzione lanciata da Facebook, che potrebbe minare la privacy e la sicurezza degli utenti. Due temi su cui il gigante dei social network è stato fortemente criticato nel corso degli anni.
Attraverso questa funzione i membri dei gruppi sono raccogliere le preghiere degli utenti per diversi momenti importanti della vita, dai colloqui di lavoro a sfide personali, grandi e piccole. Dopo aver creato il post, tra le reazioni è possibile anche scegliere il pulsate “I praiyed” (ho pregato), rispondere con un “mi piace”, lasciare un commento o inviare un messaggio. Esattamente come succede per tutti gli altri post su Facebook.
Il tool è già presente da diversi mesi in America. Infatti, il colosso dei social media ha iniziato a testare lo strumento a dicembre scorso. Questo come parte di uno sforzo importante nei confronti della comunità di fedeli che popola la piattaforma. “Durante la pandemia da Coronavirus abbiamo visto molte comunità usare i nostri servizi per connettersi. Quindi abbiamo iniziato ad esplorare nuovi strumenti per sostenerli“.
“Facebook e altre piattaforme social continuano ad essere strumenti formidabili per diffondere il Vangelo e collegare tra loro i credenti, specialmente durante la pandemia“. A dirlo ad AP è Robert Jeffress, reverendo della First Baptist Church di Dallas, tra i pastori che hanno accolto con entusiasmo la funzione introdotto dall’app di Mark Zuckerberg.
Il problema della privacy
A preoccupare però, come detto, sono i problemi relativi alla privacy legati a questo nuovo strumento. Facebook utilizza le informazioni che raccoglie in moltissimi modi. Tra questi, c’è anche la personalizzazione della pubblicità. Il colosso dei social newtork, però, ha fatto sapere che gli inserzionisti non sono in grado di utilizzare i messaggi di preghiera degli utenti per indicizzare i loro annunci.
“È saggio postare qualunque cosa cosicché tutto il mondo lo veda? In una buona giornata saremmo tutti riflessivi e faremmo scelte sagge. Quando però siamo sotto stress o in difficoltà, è quasi troppo facile raggiungere tutti su Facebook“. A dirlo è Bob Stec, pastore della parrocchia cattolica di St. Ambrose a Brunswick, preoccupato di come il tool possa mettere a repentaglio la privacy e la sicurezza dei fedeli.
Secondo Jacki King, ministro delle donne a Second Baptist Conway questo strumento, al contrario, apre una nuova linea di comunicazione, in un momento in cui i fedeli preferiscono rimanere online piuttosto che andare in chiesa, soprattutto a causa della pandemia da Covid-19. “È molto probabile che si colleghino e facciano un commento piuttosto che entrare in una chiesa in questo momento” ha detto King all’Associated Press.
Il tool funziona davvero? Il caso della Crossroad Community Church
Lo stumento proposto da Facebook, come riportato da AP, è ampiamente utilizzato dalla Crossroads Community Church, una congregazione non confessionale a Vancouver. Questa, con circa 2500 membri, utilizza la nuova funzione da circa 10 settimane. Ogni giorno, secondo quanto emerso, vengono postate dalle 20 alle 30 richieste di preghiera. Queste, poi, secondo il pastore Gabe Moreno, ottengono in media dalle 30 alle 40 risposte.
Una delle moderatrici del gruppo, Denience Flippen, ha spiegato che a differenza della preghiera di persona, questa non gli fa sentire totalmente lo Spirito Santo. L’esperienza virtuale, nonostante questo, è comunque appaggante. “È confortante vedere che loro sono sempre lì per me e siamo sempre lì per gli altri” ha spiegato Flippen.