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TECNOLOGIA

Ecco perché ora la Cina è nel mirino di Anonymous, dopo la Russia

C’è un nuovo nemico nel mirino della guerra informatica lanciata dagli hacker. Dopo la Russia, bersagliata per l’invasione dell’Ucraina, ora c’è anche la Cina. Ad annunciarlo è stato AgainstTheWest, gruppo che fa parte del collettivo di pirati cibernetici più famoso al mondo: Anonymous.

Dopo l’hashtag #OpRussia, AgainstTheWest ha infatti lanciato oggi l’offensiva #OpChina contro Pechino, già in passato bersagli di attacchi digitali in nome della libertà d’informazione e contro la censura imposta dal governo cinese. Questa volta, però, il motivo è diverso. Ed è legato a doppio filo alla situazione geopolitica attuale, con particolare riferimento alla guerra in corso in Ucraina. Ma perché la Cina è finita nel mirino di Anonymous?

Anonymous lancia l’offensiva contro la Cina e la sua ambigua posizione con la Russia

Il collettivo di hacker ha deciso di attaccare il colosso asiatico per attirare l’attenzione sulla posizione che il governo cinese sta mantenendo nei confronti della Russia. Una posizione ambigua, visto che da un lato Pechino si dice “pacifista”; mentre dall’altro non ha mai ufficialmente dichiarato di condannare l’invasione dell’Ucraina.

Foto Unsplash | Christian Lue

Tranne piccoli spiragli sui media statali e la proposta di fare da mediatrice fra Kiev e Mosca, la Cina non ha mai interrotto i rapporti economico-commerciali con il Paese guidato da Vladimir Putin. Anzi, in certi contesti li ha perfino intensificati, come dimostra l’odierno vertice fra il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, con l’omologo cinese Wang Yi.

LEGGI ANCHE: Ucraina, anche la propaganda cinese scarica Putin

Bisogna poi ricordare che la Cina si è espressa negativamente sulle sanzioni contro la Federazione Russa, contrastando così il processo di isolamento economico di Mosca intrapreso dall’Occidente. Per questo motivo Anonymous ha deciso di sferrare una serie di attacchi contro alcune multinazionali cinesi, come ad esempio il Cloud della piattaforma di e-commerce più grande al mondo, Alibaba, e il suo diretto competitor JD.

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Bersaglio degli hacker sono anche WeChat, il sistema di messaggistica più popolare in Cina, e la piattaforma di comunicazione per le imprese WeCon. Colpiti anche il colosso della telefonia Tencent, la China Guangfa Bank e la Hyunday ad Hong Kong; oltre ad AWS China (Amazon Web Service in Cina), Fenglian Technology, China Petroleum Technology & Development Corporation, Sinopec e Sinochem.

Foto Unsplash | Mika Baumeister

Gli attacchi informatici degli hacker di Anonymous hanno inoltre riguardato numerosi siti governativi cinesi. Il collettivo ha infine reso noto che molti hacker cinesi sarebbero già pronti ad unirsi all’offensiva #OpChina qualora Pechino dovesse fornire qualsiasi tipo di aiuto militare al Cremlino, come paventato dai servizi di intelligence occidentali. Se questa ipotesi dovesse concretizzarsi, si tratterebbe forse della prima guerra cibernetica mondiale della storia.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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