I social media utilizzano “le stesse tecniche delle sale da gioco per creare dipendenze psicologiche e radicare i loro prodotti nelle nostre vite“. A dirlo è una ricerca che porta la firma di Philihp Busby, Wealth Management Consultant: “Questi metodi sono così efficaci che possono attivare nel cervello meccanismi simili a quelli della cocaina, creando sindrome di astinenza psicologica“.
C’è una nuova attenzione al mondo delle dipendenze connesse a quello della tecnologia. A maggior ragione in questo periodo di emergenza sanitaria e lockdown forzati, durante il quale milioni di persone si sono ritrovate, per forza di cose, attaccate a un computer, incollate allo schermo di uno smartphone, tra chat, call e meeting. Con Facebook, Instagram, WhatsApp e TikTok come unici strumenti per connettersi ad amici e parenti o, più semplicemente per svagarsi. A rischiare di più, in questo nuovo contesto, sono i giovani. I campanelli d’allarme in questo senso sono i silenzi dei ragazzi, il timore dei rapporti che possono rompersi in caso di distanza, l’incomunicabilità, la tendenza e l’isolamento. Tutti fattori che possono celare, nascondere o provocare una vera e propria dipendenza da smartphone e da internet.
La dipendenza da social è la più diffusa
La dipendenza più diffusa e apparentemente la meno pericolosa è quella da social network. La meno appariscente, ma anche la più forte perché lega soprattutto con il forte senso di sicurezza e di socialità che questi siti sono in grado di offrire. Le dinamiche psico emotive personali ed interpersonali si basano su un mondo virtuale, creando quindi sicurezze e certezze inesistenti, fittizie, false. Che possono provocare isolamento sociale, menomazione delle sfere vitali principali come lavoro, famiglia società.
Dai social ai videogiochi il passo è veramente breve. Lo ha sottolineato l’antropologa Natasha Dow Schull, che ha sottolineato come l’aggiunta dei videogame alle piattaforme social, come ad esempio Candy Crush, titolo gettonatissimo tra gli utenti di Facebook, abbia consentito la creazione di veri e propri loop ludici. Cosa si intende? Si tratta di circoli viziosi di gioco, fatti di partite veloci e rapide, ricche però di ricompense e premi, amici da sfidare e livelli da scalare.
Il parallelo tra social e videogame
La ricerca della Nottingham Trent University, approfondita da Giochidislots.com, fa proprio un parallelismo tra social network e videogame: monete virtuali, distintivi, funzioni aggiuntive, sono declinazioni diverse di quello che in psicologia si chiama “rinforzo variabile” o “rinforzo positivo”: un premio o una gratifica all’utente che gioca o che usa quello strumento.
Il rischio, però, è proprio quello di far nascere dipendenze e comportamenti sbagliati. Per questo serve conoscere i meccanismi che si celano dietro l’apparenza delle cose. E usare sempre la testa. Anche online.