Apple permetterà a chi sviluppa applicazioni per la visualizzazione di contenuti digitali di creare dei link interni alle loro app che indirizzino gli utenti ai rispettivi siti web per informazioni e acquisti, bypassando così l’intermediazione dell’azienda di Cupertino. La ‘resa’ della società produttrice degli iPhone arriva dopo le recenti dispute contro altri colossi del settore, come Spotify e Netflix.
Come spiega il Wall Street Journal, Spotify e altre aziende da anni protestano contro le restrizioni applicate da Apple nei loro confronti. Restrizioni che, ad esempio, non permettono loro di comunicare direttamente con i propri utenti attraverso le app, ma solo passando per i canali della Mela.
La prima a muovere delle accuse concrete è stata, nel 2019, Spotify, parlando di comportamento scorretto e anticoncorrenziale da parte di Apple. A seguire, molti altri sviluppatori hanno fatto causa ad Apple sia negli Usa sia nel resto del mondo.
Il caso più celebre è senz’altro la guerra legale con la Epic Games Inc., creatrice del popolare gioco ‘Fortnite’, che però riguarda la possibilità di effettuare pagamenti in-app senza che la Mela incameri il 30% di commissioni su ogni transazione. Lo scontro aveva toccato l’apice con l’improvvisa cancellazione dall’App Store del videogioco.
Così le due società sono finite faccia a faccia in tribunale. Il processo è ancora in corso e una sentenza sfavorevole potrebbe obbligare il colosso di Cupertino a garantire le concessioni anche alle società che sviluppano videogiochi. Categoria che, nel 2016, rappresentava l’80% dei guadagni da App Store.
Più in generale, tutte le recenti concessioni di Apple sono frutto di accordi giudiziari. Il 27 agosto, ad esempio, la Mela ha permesso agli sviluppatori di comunicare con gli utenti e di informarli su metodi di pagamento alternativi anche tramite strumenti esterni all’app, come le e-mail. Ieri, invece, il nuovo annuncio in concomitanza con la chiusura di un’indagine dell’Antitrust giapponese.
E cioè la possibilità di inserire “un singolo link al proprio sito web per aiutare l’utente a configurare e gestire il proprio account”; ma anche un aiuto agli sviluppatori “a proteggere gli utenti quando si connettono con un link a un sito web esterno per effettuare gli acquisti”.
Novità, lo ribadiamo, che riguardano soltanto le app che permetto di fruire della lettura di magazine, giornali, libri, di ascoltare musica o guardare video. Ma c’è un ma: Spotify, Netflix e gli altri non potranno comunque vendere abbonamenti tramite le app senza dare Apple il suo 30%. Una vittoria solo a metà, insomma.
I cambiamenti all’App Store arrivano peraltro a pochi giorni di distanza dalla legge approvata dal Parlamento sudcoreano contro i monopoli di Apple e Google sulle transazioni digitali. Legge fortemente contestata dai due colossi tech, ma osservata con attenzione da altri Paesi. E che ora rischia di generare un pericoloso effetto domino in tutto il mondo.
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