Simone Biles soffre di “twisties”. Cosa sono? E cosa comportano?

Quando si affronta una competizione sportiva, soprattutto se ad alti livelli, le condizioni della mente sono importanti tanto quanto quelle del fisico. Lo dimostra il recente caso di Simone Biles. L’atleta statunitense non si è ritirata dalle Olimpiadi di Tokyo a causa di un infortunio, bensì di “demoni” non visibili a occhio nudo: lo stress, l’ansia e i “twisties”. Se i primi due termini sono noti alla maggior parte delle persone, il terzo potrebbe lasciare perplesso più di un lettore. È normale: si tratta di una parola appartenente allo slang della ginnastica e poco nota tra i non “addetti ai lavori”. Con “twisties” si intende un improvviso senso di vuoto che colpisce gli atleti durante una prova sportiva. Può causare la perdita di qualsiasi punto di riferimento ed è quindi piuttosto pericoloso per chi pratica una disciplina che prevede volteggi di ogni tipo.

Martedì Biles avrebbe dovuto eseguire un Amanar, un salto molto complicato, che prevede una torsione di due giri e mezzo. A causa del twisties, che sembra essersi manifestato durante il primo giro, l’atleta si è sbilanciata e ha portato a termine l’esercizio con un atterraggio deludente. In seguito è stato ufficializzato il suo ritiro dalla competizione. “Devo fare ciò che è meglio per me e pensare alla mia salute mentale, perché voglio stare bene e perché c’è una vita oltre la ginnastica”, ha dichiarato Biles parlando della sua scelta.

La frequenza dei twisties

A testimoniare la frequenza dei twisties tra le ginnaste sono anche i numerosi messaggi che Simone Biles ha ricevuto sui social nelle ultime ore. Parlando con Afp, un allenatore francese ha spiegato che questo fenomeno di “perdita del senso dello spazio” è complesso e difficile da risolvere. Può essere “accentuato dalla pressione”. Chi ne soffre “scivola nella paura di perdersi” e rischia di farsi male seriamente. Da varie testimonianze emerge che i twisties possono essere più o meno forti e richiedere delle tempistiche variabili per essere superati.

Due testimonianze

La ginnasta statunitense Aleah Finnegan ha raccontato di soffrire di twisties da quando aveva undici anni. “Non riesco a immaginare quando debba essere spaventoso averne uno durate una gara. Quando capita, non hai controllo sul tuo corpo e su quello che fa”. Il rischio di farsi male diventa quindi molto concreto. “È difficile da spiegare a qualcuno che non fa ginnastica”, ha aggiunto Finnegan. Anche la ginnasta svizzera Giulia Steingruber, specialista del volteggio, ha raccontato di aver avuto un simile blocco mentale nel 2014. In un documentario ha spiegato di aver avuto molta paura e di non essere riuscita a scrollarsela di dosso per molto tempo. Il suo allenatore ha dichiarato che “ha dovuto rimparare tutto un po’ alla volta”.

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