Che sarebbe stata una tappaccia per tanti, lo avevamo pregustato. Il Massiccio Centrale però ha prodotto massiccio sconquasso, là nei piani alti. Sui dentoni del Puy Mary, salita non estenuante in lunghezza ma dalle pendenze proibitive, se ne sono andati i sogni di molti. Si è realizzato invece quello di Daniel Martinez (voto 10, ma guardando alla stagione merita pure di più). Il 24enne colombiano della EF, dopo il successo al Giro del Delfinato, era venuto al Tour de France con l’idea di fare classifica. Nelle prime frazioni però ne ha combinate più di Bertoldo. Così le varie peripezie lo hanno riportato a più miti consigli (e ambizioni): l’obiettivo è diventato prendersi una tappa. Bersaglio centrato, e che bersaglio: la tappa col dislivello maggiore di tutto il Tour de France. Plausi scroscianti anche al duo tedesco della Bora, Kamna-Schachmann (voto 9), che le ha tentate di tutte per dare ai neroverdi l’agognato successo parziale.
Dicevamo: Massiccio fatale a tanti. Cruciale però per Roglic (voto 10). La maglia gialla ha corso con testa e perentorietà: non ha sfiancato la squadra lasciando dilagare la fuga, ed è riuscito invece a sfiancare tutti i più temibili rivali sulle rampi finali del percorso. Tutti meno uno: l’indomito suo connazionale Pogacar (voto 10 pure a lui). Primo e Taddeo: per il momento, i mattatori del Tour de France 2020 sono loro. E guardandoli, il Tour de France ci ricorda che è corsa dove ogni errore è rogna: senza quel minuto e spiccioli lasciato per i balordi ventagli prima dei Pirenei, in giallo ora ci sarebbe lo sbarbatello della UAE. Comunque a dividere i due sloveni adesso ci sono 44 secondi: la tenzone è ancora piena.
Sganassone sonoro, invece, per il favoritissimo Egan Bernal (voto 4: far tirare la Ineos in quel modo è stato un bluff mal riuscito). I segnali che la condizione non fosse quella di un anno fa c’erano già stati. Ieri però il giovano colombiano è arrivato lingua a terra. Ok che è abituato ad altre altitudini, ok che ha sempre prediletto ascese più lunghe, ok che è abituato a dare il meglio la terza settimana: la forma, però, pare claudicante. E la crono finale sui Vosgi è da acquolina in bocca per Roglic, non certo per lui, che dovrà inventarsi una rimonta “bartaliana”. Al pari di un altro colombiano, quel Nairo Quintana (voto 5,5) che aveva auspicato una santa alleanza proprio tra connazionali, suscitando la reazione piccata del giovenco Bernal. Dal trentenne dell’Arkea ci si aspettava di più: le salite di ieri parevano disegnate per lui. Così come per Mikel Landa (voto 5,5): il basco si è difeso (faticando). In salita sa fare molto di meglio.
Fine dei sogni di gloria, invece, per i candidati al ruolo di profeta in patria al Tour de France. Anche quest’anno non vedremo in giallo un francese sotto l’Arco di Trionfo. Guillaume Martin (voto 4) ha vissuto una giornata nera come la pece. Romain Bardet (voto 6: in bocca al lupo) è caduto, ha tribolato l’inverosimile sulla salita finale e a tarda serata ha manifestato capogiri strani: commozione cerebrale, e tanti saluti alla carovana. Peggio ancora è andata al tulipano Bauke Mollema (voto 6: in bocca al lupo bis), che cadendo si è giocato un polso: con ogni probabilità, tanti saluti alla stagione per lui. Gagliardo, anzi gagliardissimo, l’altro alfiere della Trek-Segafredo Richie Porte (voto 8). Non gli avremmo dato un soldo di fiducia alla vigilia del Tour, ma in salita mai visto zompettare sui pedali così. E a crono, è noto, può essere un cliente ostico per gli altri big. Oggi arrivo a Lione dopo 194 km: tappa per temerari, con diversi saliscendi ma senza ascese di grido.
Infine, sguardo a casa nostra. La Tirreno-Adriatico, con l’ormai blasonato arrivo in salita sui Monti Sibillini a Sassotetto, ha celebrato la doppietta di Simont Yates (tappa e maglia, voto 10). Il britannico si candida al ruolo di favorito assoluto per il Giro d’Italia. Occhio però a Geraint Thomas (voto 9): il gallese trombato dalla Ineos per il Tour de France ha fatto capire che non verrà a fare scampagnate alla corsa rosa. Scatto d’orgoglio anche per Nibali (voto 6), che poi però si è lasciato scivolare nelle retrovie. La corsa dei due mari, comunque, è antipasto più che sfizioso del Giro.
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