L’Italia deve andare di corsa. Un concetto chiaro da mesi, dopo che il flagello Covid si è abbattuto sul Paese sia sul fronte sanitario che su quello economico. Un concetto metaforico, che però mai come in questi ultimi giorni è divenuto più letterale. Merito delle Olimpiadi di Tokyo 2020 e delle imprese dei nostri ragazzi dell’atletica. Disciplina, peraltro, in cui abbiamo spesso raccontato a noi stessi di essere nettamente indietro rispetto ad altri Paesi, europei e non solo. Ma il nuovo trionfo azzurro, stavolta nella staffetta 4×100, porta con sé una serie di significati simbolici.
Sono stati Lorenzo Patta, il già eroico Marcell Jacobs, Eseosa Fostine Desalu e Filippo Tortu i ragazzi che hanno regalato all’Italia l’ennesima grande soddisfazione di Tokyo 2020. E la loro storia, presa singolarmente, già racconta lo spirito di “ripresa e resilienza” di cui si parla da mesi. Un giovane emergente, classe 2000, un fuoriclasse italiano nato all’estero, un ragazzo nato nel cremonese ma divenuto cittadino italiano solo a 18 anni per le sue origini nigeriane e una grande speranza nazionale reduce da un periodo personalmente molto complicato.
C’è però anche dell’altro. Questa Italia che ha riscoperto il piacere di fare festa insieme e celebrare nuovi eroi grazie allo sport, in qualche modo ha chiuso un cerchio. Tokyo 2020, dopo gli Europei vinti dalla Nazionale di Roberto Mancini, ci restituiscono quel respiro e quel sorriso che il Coronavirus aveva ammantato. E forse spento. Troppe vite stroncate, troppe famiglie distrutte, troppi lavoratori in ginocchio. “Ce la faremo“, ci dicevamo. Poi abbiamo smesso di crederci. Ma forse il momentum è cambiato.
Sappiamo che l’Italia ha già ripreso a correre più spedita, appunto, anche in ambito economico. Lo dicono tutti i dati. Nel frattempo anche il fatidico Pnrr si appresta a trovare applicazione, con tanti progetti che rimetteranno in moto il Paese. Il tutto mentre la cittadinanza festeggia i nuovi eroi di Tokyo 2020, che ci hanno riconsegnato la gioia di essere italiani. Riabilitando, peraltro, un’intera categoria: quella dei runner.
Proprio chi si tiene in forma correndo, quella stessa fetta di cittadinanza presa di mira a inizio emergenza. Quando addirittura ci furono delazioni ai tempi del primissimo lockdown. Chi correva dava fastidio, agli occhi di qualcuno era addirittura un nemico pubblico. Oggi, invece, l’Italia festeggia i suoi runner professionisti grazie a Tokyo 2020. Non poteva esserci metafora migliore per un Paese che ha bisogno di ripartire, e vincere. Facendolo di corsa.
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