Bisogna ancora attendere per l’ufficialità da parte del Comitato organizzatore, ma per i media giapponesi è cosa fatta, e anzi la polemica è già aperta: ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (che hanno conservato il nome per questioni organizzative, pur disputandosi quest’anno) non potranno assistere spettatori che non risiedono in Giappone. Il tutto seguendo la logica di chiusura generale delle frontiere voluta dal governo guidato da Yoshihide Suga. A riportare per prima la notizia è stata l’agenzia Kyodo, che ha citato fonti vicine all’organizzazione.
L’esecutivo nipponico e il Comitato organizzatore (che recentemente ha cambiato la propria guida passando da Yoshiro Mori a Seiko Hashimoto, dopo le polemiche sulle frasi sessiste proprio da parte di Mori) avrebbero già deciso, secondo l’agenzia di stampa nipponica. I due enti sottoporranno al vaglio del Comitato Olimpico internazionale la proposta nei prossimi giorni.
Come facilmente immaginabile, alla base di questa decisione c’è la situazione d’emergenza a causa della pandemia che preoccupa non poco alla vigilia di un evento di portata internazionale, che solitamente attrae milioni di persone provenienti da altri Paesi. Non è solo la curva dei contagi, ma anche la possibilità di importare nuove pericolose varianti del coronavirus a preoccupare le autorità nipponiche.
Il Giappone, al momento, ha già le frontiere chiuse. Una decisione presa già nelle prime fasi della pandemia, e riattuata all’esplosione della seconda ondata di contagi, nei primi giorni di gennaio. In quel periodo erano addirittura 2.500 al giorno i casi nella sola Tokyo.
Qualora fosse confermato l’alt agli ingressi di spettatori-turisti da altri Paesi, il governo si concentrerebbe su un piano di turismo interno. Non solo per provare ad evitare che gli eventi si svolgano senza pubblico, ma anche per recuperare entrate economiche dalla vendita dei biglietti.
La riunione in cui sarebbe definitivamente emersa la necessità di chiudere definitivamente le frontiere è quella svoltasi lo scorso 3 marzo. Un incontro cui avevano partecipato, assieme ai membri del Comitato organizzatore e di quello Olimpico giapponese (JOC), anche il CIO, il Comitato Paralimpico Internazionale e l’amministrazione di Tokyo. La decisione definitiva dovrebbe arrivare non oltre la fine di marzo. Anche perché sarebbe poi troppo tardi per organizzare la vendita dei biglietti. Per non parlare dei rimborsi.
L’idea che l’evento inclusivo per eccellenza si trasformi in uno mero spettacolo televisivo riservato, dal vivo, ai soli spettatori locali, potrebbe però far storcere il naso agli organismi sportivi internazionali: la polemica sembra davvero dietro l’angolo.
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