I giornali progressisti della stampa inglese lo avevano ripetuto per settimane. La nazionale di calcio dell’Inghilterra era la rappresentazione della nazione del futuro. Tanti giovani cresciuti nelle periferie. Molti calciatori di colore. I tifosi di Sua Maestà in questo europeo hanno tuttavia dimostrato quanto il calcio continui ad essere interpretato malamente da molti cittadini.
Fischi antisportivi durante gli inni nazionali avversari, violenze fuori da Wembley con tanto di irruzione nello stadio, aggressioni post partita alle tifoserie ospiti. E per finire, minacce razziste sui social proprio ai calciatori di colore della loro nazionale.
L’allenatore dell’Inghilterra Gareth Southgate aveva provato a lanciare un appello ai tifosi. “Non fischiate gli inni nazionali. Non intimidite gli avversari. Anzi, li motivate di più”. Come sarebbero andate le cose si era già capito nel corso della semifinale contro la Danimarca e il ct aveva provato a evitare una figuraccia almeno in finale.
Non è servito a nulla. Già nel pomeriggio per le vie di Londra un gruppo di tifosi ha incendiato il tricolore. E allo stadio l’inno nazionale italiano è stato accompagnato dai fischi. Tanto più irrispettosi di fronte alle poche migliaia di tifosi italiani, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in uno stadio tutto bianco.
A Wembley sembrava un’altra nazione rispetto a quella “patinata” in cui i quotidiani inglesi lodavano i calciatori italiani per il trasporto con cui cantavano l’inno nazionale.
Alla faccia della sportività e della nazione del futuro. È stato sufficiente che tre giocatori di colore sbagliassero i rigori decisivi perché su di loro si riversasse l’odio social dei tifosi inglesi. Frasi disgustose che non vale la pena ripetere. Contro coloro che sul campo avevano permesso ai tifosi da tastiera di poter sperare nella vittoria finale.
Anche fuori da Wembley le cose non sono andate meglio. Centinaia di tifosi si sono riversati ai cancelli dello stadio. E di fronte agli steward e alla sicurezza impotenti hanno fatto irruzione nella struttura per assistere alla finale. Senza biglietto. Ma soprattutto non rispettando così le normative anti-Covid in una delle nazioni tra le più colpite al mondo dalla pandemia.
E anche nei post partita, sono stati molti gli episodi di violenza denunciati dalle tifoserie avversarie. Era già successo dopo Inghilterra-Danimarca. Una donna ha raccontato che i tifosi le hanno tirato i capelli perché non voleva consegnare loro la bandiera danese. E nonostante ci fossero dei bambini i tifosi hanno persino insultato una famiglia.
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