Diamo alla Bora Hansgrohe ciò che è della Bora Hansgrohe (cioè un bel voto 10). Dall’inizio di questo Tour de France fuori stagione, il team teutonico è tra quelli che più di tutti hanno animato e impreziosito la corsa con azioni da lontano, azioni da vicino, sortite e imboscate. Nella stagione meno idilliaca da anni del mastodonte Peter Sagan (voto 7, comunque), la vittoria a Villard de l’Ans dell’infaticabile giovane tedesco Lennard Kamna (voto10 X 2, visto che già sul Massiccio Centrale aveva sfiorato l’urrà) è stato il meritato riconoscimento per il grande Tour neroverdi sponsorizzati Bora. Kamna è riuscito a resistere non all’ultimo degli scappati di casa, ma a quel Richard Carapaz (voto 8) che un anno fa vinse il Giro d’Italia. L’ecuadoriano ieri ha regalato il primo sorriso a mezza bocca ad un Team Ineos dominato da due settimane da volti mogi e broncetti: lo vedremo forse protagonista anche domani. Tra gli avventori di giornata di ieri, menzione d’onore ad un mai appassito Nicholas Roche (voto 8) e a Pavel Sivakov (8 anche a lui), in grado persino di chiudere quarto nonostante le ammaccature.
Rimanendo in casa Ineos: va bene l’orgoglio di chi è pur sempre il detentore della Grande Boucle. Egan Bernal (voto 4, ma d’incoraggiamento) è virgulto d’onore. Però sarebbe ora che qualcuno mettese fine all’ascesa al calvario del giovane asso colombiano. Ormai è chiaro: soffre di un mal di schiena ancora lancinante. A chi giova questo travaglio? A uno degli scalatori più forti del globo terracqueo, che soddisfazione dà concludere la tappa attardato coi velocisti? Forse c’è chi ipotizza un guizzo sulle Alpi, ma la condizione non c’è. Non è più giusto mandarlo a casa riprendersi? E magari ripescarlo per appoggiare Thomas al Giro o Froome alla Vuelta? (Ammesso che, soprattutto il secondo, ritrovi una forma accettabile). Anche lo stesso Carapaz, come gregario di lusso di uno dei due, con ogni probabilità verrà riproposto dal Team Ineos in autunno. Completare invece l’odissea di Bernal solo per portarlo a Parigi, beh, di senso ne ha poco.
Tour de France, è il giorno del tappone alpino
E veniamo al giorno più “strong”. Quella di oggi è di fatto la tappa regina del Tour 2020, con i due colli hors categorie sui quali può davvero accendersi la bagarre. Dopo circa una novantina di km si salirà sulla storia al Col de la Madeleine, quindi discesa e a seguire l’arrivo davvero impegnativo sul Col de la Loze: quasi 8 km di salita davvero dura preceduti da quasi 15 di falsopiano costante. Il classico tappone alpino, per intenderci.
Non si può gigioneggiare: la Jumbo-Visma (voto 9 ieri) non può essere accompagnata ai piedi della salita finale in carrozza. Primoz Roglic (voto 9) sul passo pare fortissimo, ma può essere “fiaccato”. Già dalla Madeleine sono da attendersi scatti. Il primo indiziato ad appiccare la miccia pare Miguel Angel Lopez (voto 7,5, pimpantissimo ieri): il colombiano è uno che se ha gamba non disdegna partire da lontano. Anche da Mikel Landa (5,5, troppo nascosto) qualche rasoiata con vista sul podio potrebbe arrivare, chi lo sa. Poi Mas, Martin e altri barricaderi (6 politico a tutti ieri): per erodere qualche certezza ai gialloneri di Roglic, servirà un po’ di manovra a tenaglia. E perché no, se scattasse Tadej Pogacar già sul primo “hors”? Il giovane sloveno, quando la strada sale attorno al 10%, sin qui si è dimostrato il migliore. Può staccare Roglic, ma la tattica sarà cruciale. Se troverà qualche buon alleato su la Madeleine, d’accordo, ma per lui è più probabile giocarsi tutto sull’ascesa finale. Di certo ci proverà: ok, un secondo posto al Tour alla sua età è parecchia roba, ma se sei a 48 secondi a 5 giorni dal passaggio sui Campi Elisi, devi giocartela. Primo e Taddeo, a voi.