Luciano Spalletti e la “maledizione del capitano”: ma Insigne è diverso da Totti e Icardi

Francesco Totti, Mauro Icardi, Lorenzo Insigne. Che cos’hanno in comune questi tre calciatori è presto detto, e molti addetti ai lavori non hanno mancato di sottolinearlo dopo l’annuncio del precontratto che proprio Insigne ha recentemente firmato con il Toronto FC: gli screzi con la società di appartenenza durante la gestione tecnica di Luciano Spalletti.

Una vera e propria “maledizione del capitano” per il tecnico di Certaldo, insomma. Anche se il caso di Insigne, almeno secondo quello che è finora trapelato da Napoli, sembra essere molto diverso rispetto alle furiose liti con il Pupone e alla querelle nerazzurra con Maurito. In questo articolo esamineremo cosa è successo caso per caso. Provando a capire quali sono (se ci sono) i tratti effettivamente in comune.

Spalletti vs Totti: c’era chi “sperava de morì prima”

Se siete tifosi della Roma questo paragrafo riaprirà una ferita non da poco. È noto a tutti, infatti, che la gestione dello spogliatoio giallorosso durante il cosiddetto Spalletti-bis abbia contribuito alla decisione di Francesco Totti di lasciare il calcio giocato.

Spalletti aveva già allenato la Roma, portandola anche a tre secondi posti consecutivi, fra il 2005 e il 2009, prima di andare in Russia e vincere due scudetti con lo Zenit. Mostrando il suo lato “vulcanico” anche nella fredda San Pietroburgo.

Il rapporto con Totti, nel suo primo periodo nella Capitale, era idilliaco. Al punto che lo stesso capitano dichiarò di essere entusiasta del ritorno dell’allenatore toscano in giallorosso nel gennaio 2016, al posto dell’esonerato Rudi Garcia.

Qualcosa però, nel frattempo, si era rotto fra i due. La versione di Totti è stata resa pubblica in tutte le salse: all’interno della sua biografia [sponsor-link id=”289″], scritta da Paolo Condò in collaborazione con lo stesso ex calciatore; nel film-documentario [sponsor-link id=”290″], diretto da Alex Infascelli; nella serie [sponsor-link id=”291″], sviluppata per Sky da Stefano Bises e Michele Astori. Secondo questa versione, Spalletti si sarebbe messo “di traverso” per motivi personali. E, proprio per questo, sarebbe stato la causa principale del sofferto ritiro del capitano, al termine della stagione 2016/17.

Spalletti, dal canto suo, non ha mai fornito una versione “ufficiale”, dal suo punto di vista. Non ha mai però risparmiato frecciatine al suo ex pupillo, anche di recente. E a Roma resta un personaggio polarizzante: dietro la schiera dei nostalgici tout court, che avrebbero volentieri visto Totti in campo anche ora che ha 45 anni, c’è infatti chi rimpiange, e non poco, i tempi del Cabezòn proveniente dal paese che diede i natali a Giovanni Boccaccio. E chissà se qualcuno prenderà spunto da una battuta di qualche settimana fa in conferenza stampa e deciderà davvero di produrre una fiction intitolata “Speriamo de morì tutti dopo”.

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Spalletti vs Icardi o Inter vs Wanda Nara?

Chiusa definitivamente l’esperienza nella Capitale, Spalletti accettò nel 2017 l’offerta dell’Inter, capitanata da Mauro Icardi. Il bomber argentino, punto di forza con 29 gol del quarto posto che riportò i nerazzurri in Champions League alla fine della stagione 2017/18, iniziò bene anche la stagione successiva, prima che le discussioni sul rinnovo del contratto minassero ogni tipo di certezza.

In questo senso, più che di “Spalletti contro Icardi”, è forse più corretto parlare di “Inter contro Icardi”, o ancor più precisamente contro Wanda Nara, la sempre discussa moglie-agente del calciatore. La gestione del centravanti nella primavera del 2019 fu tutt’altro che semplice. Il tecnico e il calciatore arrivarono allo scontro (Spalletti definì “umiliante” per i tifosi l’Inter il comportamento di Icardi). Non mancarono inoltre difetti di comunicazione fra la società e lo stesso allenatore, in alcune occasioni.

Icardi, dopo un iniziale tira e molla in cui gli fu anche strappata la fascia di capitano (circostanza confermata tramite un annuncio social da parte del club tanto striminzito quanto bizzarro, in cui il nome dell’argentino non appariva nemmeno), restò lontano dal campo per 53 giorni. Tornò poi in tempo per il finale di stagione che regalò il secondo quarto posto consecutivo ai nerazzurri. Ma, ormai, sia l’avventura del tecnico sia quella del bomber erano giunte al capolinea. L’Inter decise semplicemente di iniziare un nuovo capitolo. Con altri protagonisti.

Spalletti vs Insigne: un caso totalmente diverso (e il “vs”, forse, è di troppo)

Un po’ come Totti, Lorenzo Insigne aveva coronato il sogno di giocare per la squadra della sua città da capitano. A differenza di Totti, però, ha deciso che il suo futuro sarà lontano non solo dal luogo in cui è nato, Napoli in questo caso, ma addirittura dall’Italia.

Dietro la decisione di accettare la ricca offerta del Toronto FC, stavolta, non ci sarebbero frizioni con Spalletti. Almeno secondo quanto trapela da Castel Volturno. Il problema è stato più con la dirigenza, guidata da Aurelio De Laurentiis, che ha posto condizioni legate al rinnovo che il calciatore campione d’Europa con la Nazionale e il suo entourage hanno ritenuto insoddisfacenti.

D’altra parte il calcio è business, i calciatori sono “dipendenti” ma quando si avvicinano alla scadenza del contratto diventano necessariamente imprenditori di se stessi. E devono fare delle scelte anche complesse che spesso i tifosi, soprattutto quelli che del calcio hanno un’idea romantica e nostalgica, non riescono a comprendere.

Resta da vedere come Spalletti, notoriamente un sergente di ferro negli spogliatoi delle squadre che allena, gestirà nel resto della stagione un calciatore che sa già di andarsene. Da capitano. Tenendo conto, poi, che i tifosi non mancheranno di far sentire la loro voce. E chissà, forse proprio le esperienze precedenti con Totti e Icardi si riveleranno utili per gestire l’ennesimo grattacapo che va oltre i novanta minuti.

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