Le parole del nuotatore americano Ryan Murphy dopo la finale di nuoto dei duecento metri dorso hanno scatenato un putiferio legato al recente passato sportivo della Russia. E l’ombra del doping è scesa sulle Olimpiadi. Sebbene, va chiarito come prima cosa, non vi sia alcuna relazione con le insinuazioni dello sportivo americano e gli atleti russi attualmente in gara a Tokyo. Per il momento, l’unico atleta a essere squalificato è un australiano risultato positivo alla cocaina.
Andiamo per ordine. Ryan Murphy ha detto che le gare con i russi “probabilmente non sono pulite”. Parole dure di per sé, e tanto più forti visto che il nuotare ha conquistato la medaglia d’argento. Dietro, a un atleta russo, Evgenij Rylov, già medaglia d’oro nei cento metri a dorso. Dopodiché l’atleta statunitense ha ritrattato, sostenendo che le parole non erano rivolte all’avversario.
Anche perché finora Rylov non ha mai dovuto rispondere ad accuse di doping. Da tempo è considerato uno dei più forti nuotatori di dorso al mondo. E per due volte ha vinto i campionati del mondo. “Sono per la competizione pulita, sono testato e ho fatto tutte le analisi”, ha dichiarato il nuotatore medaglia d’oro.
Tuttavia la questione russa alle olimpiadi è piuttosto intricata. E merita di essere approfondita, perché gli atleti di questo paese, compreso Rylov, in caso di vittoria sul podio non possono ascoltare il loro inno nazionale. Né possono indossare vesti con i colori della bandiera nazionale.
La Russia, infatti, è una nazione squalificata per doping. Lo scandalo risale al 2014. L’Agenzia mondiale antidoping (Wada), certificò centinaia di casi di doping tra gli atleti russi a Sochi 2014. A seguito dello scandalo, la Russia ha visto i propri atleti banditi prima dai Giochi di Rio 2016, poi dalle Olimpiadi invernali di Pyeongchang nel 2018. In quell’occasione, gareggiarono sotto bandiera neutrale solamente gli atleti ritenuti non legati allo scandalo.
Nel 2019 arrivò la squalifica: la Russia per quattro anni era bandita dagli eventi sportivi internazionali. Pena ridotta a due dal Tribunale Arbitrale di Losanna. La sentenza non ha comunque permesso al paese di presentare una vera e propria delegazione alle Olimpiadi estive di Tokyo e ai mondiali del Qatar nel 2022.
Eppure 330 atleti russi stanno gareggiando a Tokyo. Un escamotage adottato dalla Russia è stata quella di partecipare con il loro Comitato olimpico. Ecco perché non indossano il tricolore russo e quando vincono non partono le note dell’inno nazionale.
L’attenzione internazionale negli ultimi anni sulla Russia in tema di doping si è fatta sentire. Nel 2019, ad esempio, sono stati sospesi due canottieri. La Federazione internazionale di nuoto ha sospeso due atleti per aver violato le regole anti-doping. Controlli regolari vengono fatti agli atleti nel corso delle Olimpiadi.
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