Il botta e risposta è servito e l’atmosfera, più che ricordare la vigilia di un grande evento sportivo come i Giochi Olimpici invernali, richiama alla mente i non semplici tempi della Guerra Fredda. Usa, Regno Unito e Australia, infatti, hanno annunciato il boicottaggio diplomatico di Pechino 2022, la rassegna a Cinque cerchi del prossimo febbraio. E il governo cinese ha risposto con parole durissime: “Pagheranno il prezzo di questa decisione”.
A pronunciare una frase che suona come una minaccia nemmeno troppo velata è Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica popolare cinese. La situazione non è certo frutto del caso: la Cina sta vivendo un’escalation di tensioni proprio con Usa, Regno Unito e Australia. Tanto dal punto di vista politico quanto da quello commerciale.
Gli Stati Uniti lamentano “il genocidio in corso e i crimini contro l’umanità commessi dalla Repubblica popolare cinese nello Xinjiang“, come dichiarato nei giorni scorso da Jen Psaki, portavoce del presidente americano Joe Biden.
Da Londra e Canberra, i premier Boris Johnson e Scott Morrison si sono poi uniti alla causa statunitense. Il primo ministro australiano, tra l’altro, non lamenta solo la questione legata ai diritti umani nella regione dello Xinjiang, ma anche i rapporti commerciali difficili fra il suo Paese e lo stesso gigante asiatico. Il boicottaggio non coinvolgerebbe comunque gli atleti: sarebbero le rappresentanze diplomatiche a non raggiungere la Cina in occasione dei Giochi.
“Gli Usa, la Gran Bretagna e l’Australia hanno usato la piattaforma olimpica per fini di manipolazione politica – ha però chiosato Wang nel corso di una conferenza stampa -. Pagheranno il prezzo delle loro decisioni sbagliate”.
Nel frattempo, in Italia, il presidente del Coni Giovanni Malagò si è augurato che lo sport non sia strumentalizzato a livello politico. In Francia, il ministro dell’Educazione e dello Sport, Jean-Michel Blanquer, ha confermato che non è intenzione del governo di Parigi quella di boicottare l’evento. A nessun livello.
“Dobbiamo stare attenti a non confondere sport e politica – ha detto Blanquer nel corso di un’intervista radiofonica -. Lo sport è un mondo a parte, va protetto dalle interferenze politiche. Altrimenti le cose possono andare fuori controllo, tanto da compromettere gli eventi sportivi“.
La Cina ha negato ogni addebito riguardante il genocidio, come definito dagli Usa, della minoranza Uiguri, ma questo non ha fermato la Camera dei Rappresentanti americana dall’approvare un disegno di legge che blocca le importazioni di merci provenienti proprio dallo Xinjiang.
Un provvedimento che ha mandato il governo cinese su tutte le furie: “La Cina si oppone a questa legge con tutte le sue forze – ha detto Gao Feng, portavoce del Ministero del Commercio cinese, in conferenza stampa -. Gli Stati Uniti dovrebbero smetterla con l’unilateralismo, il protezionismo e il bullismo nei nostri confronti. Prenderemo le misure necessarie per salvaguardare i diritti legittimi e gli interessi della Cina”.
Il disegno di legge americano prende il nome di “Uyghur Forced Labor Prevention Act”. La Camera lo ha approvato con 428 voti a favore e uno solo contrario. Per diventare legge, deve essere approvato anche in Senato e promulgato dal presidente Joe Biden.
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