Al termine del derby perso 3-2 contro la Lazio, José Mourinho ha messo il dito nella piaga su una consuetudine che ormai si è consolidata nell’ultimo anno e mezzo: la conferenza stampa senza giornalisti. Cosa non ha voluto accettare l’allenatore della Roma?
A far infuriare Mourinho sono state le modalità con le quali la stessa conferenza stampa si sarebbe dovuta svolgere. Ovvero senza domande dei giornalisti all’interno della sala stampa. Da quando sono riprese regolarmente tutte le attività sportive da giugno 2020, sono ormai infatti molti i club di calcio hanno deciso di adottare una prassi “anti-Covid” che non è mai praticamente più cambiata negli ultimi mesi. Le tradizionali dichiarazioni degli allenatori prima e dopo le partite in sala stampa avvengono o con i giornalisti collegati in remoto oppure le loro domande vengono raccolte dall’addetto stampa della squadra. Il quale poi le pone all’allenatore. In Serie A quest’ultima (soprattutto nel post match) è una modalità che è stata assunta, per esempio, da Inter, Milan e Lazio. La procedura nelle partite casalinghe della Roma è invece diversa.
Mourinho si è così trovato seduto al tavolo della conferenza stampa, con tanta voglia di parlare con alcuni giornalisti presenti che, però, non potevano comunicare direttamente con lui. Il tecnico portoghese ha chiesto di poterlo fare fuori dalla sala, ricevendo però il rifiuto del delegato perché “la Lazio è la società ospitante e queste sono le sue direttive anti-Covid”. Là si è scatenata la furia dell’allenatore. “Chi l’ha decisa questa cosa? La Lazio può scegliere per sé. Ha scelto per il suo allenatore, ma io voglio parlare con i giornalisti. Non c’è rispetto per la gente che lavora. Questa regola è una c…ta, io voglio parlare alla stampa e voi non mi lasciate parlare. L’addetto stampa non è un giornalista”. Inutile il tentativo del delegato (“È la modalità scelta dalla Lazio, non devi prendertela con me”) per placare Mou: “È una modalità del c…, mettitela nel c… questa modalità”.
È chiaro che la polemica di Mourinho sulla conferenza stampa è stata anche (soprattutto) un pretesto per distogliere l’attenzione mediatica da quello che è successo di negativo sul campo per i giallorossi. Fatto sta che i riflettori accesi su questa particolare questione potrebbero fare riflettere profondamente tutti gli addetti ai lavori su come, sfruttando ancora le restrizioni contro la pandemia, ci sia il rischio di togliere un po’ di libertà ai giornalisti.
Il fatto che le domande rivolte agli allenatori, inviate via sms, vengano filtrate dai capi delle comunicazioni delle società può sempre comportare un’eventuale cancellazione dei quesiti considerati “scomodi”. Senza preavviso. Una circostanza che invece, solitamente, non capita quasi mai durante le interviste faccia a faccia. Per il semplice fatto che nessun ufficio stampa si sognerebbe mai, in contesti “normali”, di richiedere preventivamente quali domande verranno poste in diretta.
In tempi di Green pass, ritornare a breve a una conferenza stampa in presenza per tutti i club di calcio, come avveniva prima del Coronavirus, dovrebbe essere un obiettivo concreto. Per il bene di un diritto non trascurabile: quello dell’informazione.
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