È morto Carlo Tavecchio, ex presidente della Figc. Aveva 79 anni, ne avrebbe compiuti 80 a luglio. Una vita nei Dilettanti, è stato presidente della Federcalcio dal 2014 al 2017, salvo poi dimettersi dopo la mancata qualificazione al Mondiale in Russia, con Giampiero Ventura come commissario tecnico sulla panchina degli azzurri. Due anni fa era tornato nel mondo del calcio come guida del Comitato regionale della Lombardia, la sua regione.
Nato a Ponte Lambro, in provincia di Como, il 13 luglio 1943, Tavecchio si diplomò in ragioneria e iniziò la sua carriera da dirigente bancario alla Banca di Credito Cooperativo dell’Alta Brianza. A 33 anni, invece, si candidò a sindaco nel suo comune di nascita nelle liste della Democrazia Cristiana. Venne eletto e riuscì a conservare la carica per quattro mandati di fila, dal 1976 al 1995. È sempre stato legato alla sua città d’origine, Ponte Lambro appunto, e fu tra i fondatori della Polisportiva di Ponte Lambro e si avvicinò al mondo del calcio – nel quale resterà per tutta la vita raggiungendo anche la poltrona di numero uno della Figc in uno dei momenti più delicati del nostro calcio – come presidente dell’ASD Pontelambrese, società dilettantistica che durante la sua gestione arrivò a disputare anche il campionato di Prima Categoria. Da qui iniziò la sua scalata.
Partì nel 1987 a fare il consigliere del Comitato Regionale Lombardia della Lega Nazionale Dilettanti (LND). Carica che tenne fino al 1992 perché poi fino al 1996 fu vice presidente della Lega Nazionale Dilettanti, diventandone il numero uno il 29 maggio 1999. Non solo. La sua carriera da dirigente all’interno della Federazione non si fermò. Perché otto anni esatti dopo, maggio 2007, Tavecchio diventò vice presidente Figc con la funzione di vice presidente vicario nel 2009. Insomma, di strada ne ha fatta e anche parecchio. Fino al 2014, all’indomani dei disastrosi Mondiali dell’Italia in Brasile, che poi di fatto sono stati gli ultimi ai quali gli azzurri hanno partecipato, saltando Russia 2018 e Qatar 2022. Il 24 giugno 2014 la squadra all’epoca allenata da Cesare Prandelli, vice campione d’Europa in carica, perse a Natal contro l’Uruguay (gol di Godin allo scadere) nell’ultima gara del girone, sancendo di fatto l’eliminazione dal torneo iridato. Al termine della gara ci furono le dimissioni del presidente della Figc, Giancarlo Abete, e del c.t. Prandelli.
Così l’era Tavecchio iniziò vincendo le elezioni con il 60% dei voti, battendo l’ex centrocampista del Milan (tra le maglie che ha indossato in carriera) e della Nazionale, Demetrio Albertini. Scelse come nuovo commissario tecnico Giampiero Ventura. Una decisione che si rivelò disastrosa per la mancata qualificazione, 60 anni dopo Svezia ’58, ai Mondiali di Russia. Da qui la fine del capitolo della vita (e della carriera) di Tavecchio, dopo tre anni dall’elezione, come presidente della Figc. Ma non abbandonò mai il mondo del calcio. Infatti, il 9 gennaio 2021 diventò presidente della LND Lombardia, il comitato regionale dei dilettanti che aveva guidato fino al 1999. Un tuffo nel passato. Soltanto qualche settimana fa Tavecchio fu sondato per capire la sua disponibilità a ricoprire la carica di numero uno della Lega Pro, dopo le dimissioni di Francesco Ghirelli.
Nel 2014, non ancora alla guida della Figc, Tavecchio affrontò il tema delicato dei troppi stranieri in Italia, inciampando sulla questione: “Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare; noi invece diciamo che Optì Poba è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”. Ma non fu l’unico tema sul quale l’ex numero uno della Figc scivolò. Così sulle donne nel mondo del calcio: “Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sull’espressione atletica. Invece, abbiamo riscontrato che sono molto simili”. Resta il fatto che Tavecchio ha dato la sua vita per il calcio, pagando la mancata qualificazione a Russia 2018.
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