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Aigle e Martigny, in Svizzera, non ospiteranno i Campionati Mondiali 2020 di ciclismo. Anche se l’Uci, come confermato dal presidente della Federciclismo italiana Renato Di Rocco, sta studiando un piano di riserva, è però praticamente impossibile che la competizione iridata si sposti in Italia. Questione di tempo, soprattutto. Il numero uno del ciclismo nazionale ha comunque accolto con entusiasmo le proposte pervenute da varie località del Bel Paese.
“Era una notizia che attendevamo – ha affermato Di Rocco, commentando la cancellazione dell’evento svizzero -. Dovevamo aspettare la comunicazione ufficiale per evitare incidenti diplomatici con il governo svizzero ed eventuali controversie, perché l’evento era loro. Adesso scatta il piano B: era inimmaginabile non pensarci già da tempo, all’Uci si sono mossi già qualche giorno prima dell’ufficialità, con la massima discrezione“.
Numerose, in poche ore, le candidature di città italiane per ospitare i Mondiali. “A me fa molto piacere che dall’annuncio di ieri pomeriggio ad oggi siano pervenute le candidature dell’Abruzzo, della Sardegna, di Imola, del Veneto e di Cuneo, nelle terre del Barolo che hanno ospitato la Gran Piemonte – ha detto il presidente di Federciclismo -. Dall’altra parte, però, comprendo che il presidente Lappartient stia lavorando su una soluzione B, con un percorso che rispetti caratteristiche e difficoltà altimetriche simili a quelle del percorso originale. Lo ha stabilito il Comitato direttivo straordinario. Anche perché i corridori, già messi alla prova da un calendario stravolto, si sono preparati per un certo tipo di percorso”.
Lontana, dunque, la possibilità di un Mondiale di ciclismo ospitato in Italia: “Mi piacerebbe – ha confidato Di Rocco -, tutte le candidature spontanee dimostrano che c’è attenzione nei confronti del ciclismo anche per la promozione turistica del proprio territorio. I tempi, però, lasciano immaginare che sia impossibile organizzare una manifestazione del genere in un mese, soprattutto considerando il periodo di ferie e la necessità di organizzare per tempo le infrastrutture. Devo essere realista e scoraggiare questa possibilità“.
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