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Nella difficilissima serata di Copenaghen c’è stato un altro uomo che ha catturato le attenzioni del mondo intero, durante il drammatico malore di Christian Eriksen e i soccorsi prestati alla stella della Danimarca durante la partita di Euro 2020 contro la Finlandia. Si tratta del suo capitano, Simon Kjaer. In grado, nei minuti più difficili, di mostrare una lucidità e un’umanità da brividi. Con tanto di complimenti da parte del suo ct.
Il difensore non ha mai smesso il suo ruolo di capitano, nei fatti prima ancora che nei protocolli ufficiali. Ma quando Danimarca-Finlandia è ripresa, a un certo punto Kjaer si è arreso. “Simon era troppo scosso. Era sicuro di poter continuare a giocare, ma non ce l’ha fatta. Gli ho dato una possibilità, ma è stato impossibile. È comprensibile, io stesso non sarei riuscito a giocare“. Così il commissario tecnico Kasper Hjulmand ha spiegato in conferenza stampa il motivo che lo ha portato a sostituire il capitano della squadra.
Hjulmand si è anche voluto concentrare sul rapporto molto profondo che unisce Kjaer a Eriksen. I due calciatori, oltre a condividere l’esperienza in nazionale, giocano infatti entrambi a Milano. Il difensore fa parte della rosa del Milan, il centrocampista è fresco di vittoria dello scudetto con l’Inter. “Loro sono ottimi amici. Quindi Simon era molto scosso“, ha ricordato il ct.
Kjaer è stato tra i primissimi ad accorrere sul corpo esanime di Eriksen. Lui stesso ha intuito la gravità della situazione, ha praticato il massaggio cardiaco al compagno e ha poi invitato il resto della Danimarca ad unirsi in cerchio attorno al numero 10 mentre i sanitari tentavano una complessa rianimazione. Strazianti le immagini dei giocatori danesi in lacrime, con le spalle rivolte a Eriksen. Il loro capitano, invece, è sempre rimasto con il volto sul compagno in lotta per la vita. Permettendo peraltro di preservare la sua privacy dall’eventuale occhio delle telecamere e dagli sguardi spaventati dei tifosi, grazie al cerchio biancorosso che aveva lui stesso comandato.
Sempre Kjaer ha preso l’iniziativa di raggiungere Sabrina, la moglie di Eriksen che si era precipitata in campo sconvolta per le sorti del marito. Il capitano della Danimarca ha parlato con lei, accompagnata dal portiere Schmeichel, nel tentativo di ragguagliarla sull’accaduto e rincuorarla. Quindi i tre si sono uniti in un abbraccio mozzafiato. Una serie di decisioni tutte perfette, prese da un giocatore che non ha perso la calma in una situazione di potenziale panico. Ma che poi ha ceduto il passo all’umanità, rinunciando alla partita quando ormai il senso del gioco era certamente sfumato e la vera notizia del giorno era acquisita: la sopravvivenza di un campione, ma soprattutto di un ragazzo di 29 anni.
Una sopravvivenza dovuta anche alla presenza di spirito del suo capitano, che non ha mai perso la bussola su cosa fosse giusto fare per aiutare Eriksen. E che solo quando tutto era risolto ha staccato mentalmente la spina, capendo che in quel Danimarca-Finlandia il suo ruolo era ormai finito. Ecco perché, all’indomani di una tragedia solo sfiorata, voci autorevoli del mondo dello sport propongono un’iniziativa simbolica solo in apparenza: assegnare il Pallone d’Oro 2021 proprio a Simon Kjaer.
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