Nel tardo pomeriggio di venerdì 26 novembre era arrivata una delle peggiori notizie che possa arrivare per un club di calcio e per i suoi dirigenti. Un’inchiesta in corso nei confronti della Juventus (con tanto di perquisizioni nella sede) sulle plusvalenze. Il sospetto è molte operazioni di mercato sarebbero state fatte dal club bianconero per coprire dei buchi di bilancio in maniera fraudolenta. Lo scambio Pjanic-Arthur con il Barcellona sarebbe l’esempio più lampante.
Si vedrà se l’indagine della Procura di Torino sulla Juventus porterà a una dimostrazione fattuale che gli importi attribuiti ai calciatori, che hanno portato alle plusvalenze, fossero effettivamente fittizi. Se questo dovesse avvenire, certamente per la società sarebbero guai seri. Perché è quotata in borsa. E se venisse dimostrato che i suoi amministratori si sono comportati in questo modo, con delle comunicazioni false anche al mercato, sarebbe un disastro colossale. Anche a livello sportivo.
Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, se la Juventus venisse accusata di “fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali” o mettere in atto “comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica”, rischierebbe “solamente” un’ammenda con diffida. Ben più grave sarebbe la pena se il club bianconero fosse accusato di tentare di ottenere l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa. In questo caso la Juve rischierebbe punti di penalizzazione. Fino all’esclusione dal campionato. Si tratterebbe, però, di un caso estremo.
Come riporta La Verità, la stessa Procura di Torino avrebbe chiesto ai colleghi di Perugia la copia delle intercettazioni telefoniche riguardanti l’ex amministratore delegato dei bianconeri Fabio Paratici. Quest’ultimo viene considerato la “mente” di questo intreccio di plusvalenze sotto la lente d’ingrandimento dell’indagine. Lo stesso Paratici era rimasto coinvolto con un ruolo ritenuto di primo piano nel caso del finto esame di italiano sostenuto da Luis Suarez all’Università per Stranieri. In quell’occasione, per lungo tempo, il suo telefono è stato sotto controllo. Ed evidentemente, oltre ai temi legati all’attaccante uruguaiano, le intercettazioni racchiudevano anche altri tipi di conversazioni. Non pertinenti in quel frangente ma potenzialmente utili per integrare l’attuale indagine sulle plusvalenze.
Fatto sta che il caso delle plusvalenze è solamente l’ultimo caso di una lunga serie per la quale la Juventus è precipitata in un abisso profondo. Sia in termini di risultati sia in termini di prestigio e di stile fuori dal campo. Tutto nasce dalla giubilazione di Giuseppe Marotta da direttore generale e la quasi contemporanea operazione di Cristiano Ronaldo. Un fuoriclasse assoluto, uno straordinario finalizzatore, al quale però bisognava sempre portargli palla fino al vertice dell’area perché potesse entrare in azione. CR7 condizionava tutto il gioco della squadra e nelle tre stagioni in cui ha indossato la maglia bianconera il fatto di pensare più a giocare per se stesso ha influenzato non poco gli scarsi risultati in Champions League. Competizione per la Juventus voleva tornare a vincere dopo un quarto di secolo. Proprio grazie alla presenza del portoghese.
In generale c’è stato un calciomercato disastroso. La Juventus era partita in un certo modo con Allegri, è stata ribalta nella filosofia con Sarri, poi è ricambiata con Pirlo per poi tornare alle idee di Allegri. Insomma: pessima programmazione sugli allenatori. Presi all’ultimo minuto. Analizzando poi soltanto i soldi spesi male in contanti, la Juventus ha buttato al vento qualcosa che va vicino ai 350 milioni di euro negli ultimi tre anni. 110 per Cristiano Ronaldo, 40 per Kulusevski, 40 per Locatelli, 70 per Chiesa, altri 85 per De Ligt. Senza contare altre operazioni collaterali. McKenny per esempio.
Soldi che poi non sono mai stati poi ripagati da cessioni importanti. Eccezion fatta per un paio di calciatori (Spinazzola e Romero, ad esempio, e comunque a basso prezzo). I quali avrebbero potuto fare comodo recentemente. Rabiot e Bentancur, poi, sono due giocatori che affondano sempre nel momento in cui bisognerebbe tirare fuori le unghie, come nel caso della pesante sconfitta contro il Chelsea.
Per quanto molti tifosi antijuventini non siano d’accordo con questa definizione, il cosiddetto “stile Juventus” viene ora inevitabilmente messo in discussione. Era stato in sostanza la cifra d’immagina della Juventus. Soprattutto ai tempi dell’avvocato Agnelli. Senza contare che i tanti deferimenti nei confronti di Paratici e Nedved per comportamenti non propriamente impeccabili contro alcuni arbitri in qualche post-partita, qualche inciampo di troppo sulla SuperLega (nonché la vicenda di Andrea Agnelli e il suo rapporto con il mondo degli ultrà) non abbiano contribuito a costruire un’immagine “vincente” anche fuori dal campo.
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