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Quella di ieri, domenica 1 agosto, è stata una giornata incredibile per lo sport italiano. Due ori, cercati e quasi inaspettati, che portano Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs sulla vetta del mondo. Così, abbiamo in Italia l’uomo che salta più in alto al mondo e quello più veloce. La gioia collettiva si percepisce anche nelle parole di Giovanni Malagò. Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale non ha espresso solo felicità per il grande successo degli Azzurri, ma ha riportato all’attenzione di tutti anche il tema dello Ius soli sportivo.
“Oggi più che mai il discorso va concretizzato” ha detto Malago. “A 18 anni è un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana. Non riconoscere lo Ius sporitvo è aberrante, folle“. “Lo Ius soli è un tema politico, e non non vogliamo fare politica. Vogliamo occuparci di sport, e quindi di Ius sportivo” ha spiegato il presidente del Comitato Olimpico Nazionale.
Ius soli sportivo, cosa riconosce la legge italiana
La legge italiana riconoscoe lo Ius soli sportivo dal 20 gennaio 2016. Gli atleti italiani minorenni stranieri, regolarmente residenti in Italia, al compimento del decimo anno di etò possono essere tesserati presso le federazioni sportive con le stesse procedure previste per i cittadini italiani. Tutto questo, però, interferisce con l’attribuzione della cittadinanza sulla base di altri fattori, come la nascita nel territorio dello Stato. Questo al di fuori “di ogni considerazione della cittadinanza dei genitori”.
La questione “spinosa” sullo Ius soli sportivo riguarda l’età. Infatti, il riconoscimento è limitato ai minori che hanno fatto il loro ingresso in Italia prima del compimento dei 10 anni. Questo è probabilmente dettato dal fatto che i minori di questa età sia più soggetti al traffico illecito di calciatori. Quindi, abbassando l’età, si riesce a ridurre il rischio che vengano trasferiti da una nazione all’altra per ragioni di questo tipo.