Era da Atene 2004, quando l’Italia vinse una storica medaglia d’argento, che gli Azzurri della palla a spicchi non partecipavano alle Olimpiadi. Diciassette anni dopo, con la vittoria di ieri sera contro la Serbia, l’Italbasket si è qualificata per i giochi olimpici di Tokyo. E ha messo così fine a quasi due decenni di delusioni sportive.
Il periodo nero del basket italiano
L’ItalBasket, dopo la medaglia d’argento di Atene, ha attraversato, infatti, una lunga fase di crisi: gli azzurri hanno ottenuto due noni posti agli Europei del 2005 e del 2007 e ai Mondiali del 2006, e hanno mancato la qualificazione alle Olimpiadi di Pechino del 2008, agli Europei del 2009, ai Mondiali del 2010, alle Olimpiadi di Londra del 2012, ai Mondiali del 2014 e, infine, alle Olimpiadi di Rio del 2016, dove finalista fu proprio la Serbia sconfitta ieri sera.
Dal 2004 al 2017, prima dell’arrivo come coach di Meo Sacchetti, sono stati ben tre gli allenatori cambiati dall’Italbasket, senza che nessuno sia mai riuscito a risollevare le sorti della squadra: Carlo “Charlie” Recalcati, che pure ha conquistato l’argento ad Atene ma dopo quell’estate non ha più vinto nulla, e poi Simone Pianigiani ed Ettore Messina, già allenatore negli anni Novanta, con risultati tuttavia deludenti.
Italbasket, le ragioni del crollo
Eppure, proprio a partire dagli anni Duemila, l’Nba si era “aperta” sempre di più al basket europeo, e anche in Italia un numero crescente di giocatori era approdato nella “Mecca” del basket mondiale. Fu addirittura un italiano, il “Mago” Andrea Bargnani, il primo cestista europeo in assoluto a essere selezionato in Nba con la chiamata numero 1 al draft del 2006. Dopo di lui, è stata la volta di Marco Belinelli e di Danilo Gallinari, selezionati con scelte più basse.
Sono tante le diagnosi che si sono lette sui giornali in questi diciassette anni: l’incapacità di rinnovare la squadra dopo il successo di Atene, la mancanza di giovani promesse a causa dei troppi stranieri che giocano in Serie A, le società strozzate dai debiti. E persino la stessa presenza di giocatori in Nba secondo alcuni ha rappresentato un limite.
Infatti, la competizione Nordamericana è particolarmente esigente e con ritmi serrati e non lascia spazio ai giocatori per concentrarsi su altre sfide. Anche se la nazionale Usa, dove giocano tutti campioni Nba, dal 1984 al 2016 ha vinto praticamente sempre l’oro alle Olimpiadi, ad eccezione di Seul e Atene: ma forse qui giochiamo su un altro pianeta.
Chi sono i giocatori dell’impresa di ieri sera
In effetti, la nazionale italiana ieri contro la Serbia non ha potuto contare su un nome di punta come Danilo Gallinari, che aveva finito di giocare i play off Nba con gli Atlanta Hawks soltanto la notte prima. Non hanno deluso, però, Nico Mannion, il ventenne figlio d’arte dei Golden State Warriors, con 24 punti segnati nel corso del match, e Niccolò Melli dei Dallas Mavericks: sebbene non sia stata una delle sue migliori partite, ha segnato un canestro dalla distanza in un momento fondamentale della gara e ha difeso bene.
Forse il migliore in campo è stato però Simone Fontecchio, ex Virtus Bologna e Olimpia Milano e adesso a Berlino. Fondamentali anche Achille Polonara del Fenerbahce di Instanbul, con 22 punti e 12 rimbalzi, e Stefano Tonut della Reyer Venezia: per lui 15 punti. Infine, non ha deluso nemmeno il ventunenne Alessandro Pajola della Virtus Bologna, dimostrando una freddezza e una maturità maggiori dell’età anagrafica.
Appuntamento adesso per Tokyo, con un buon auspicio: è vero che l’Italia si è qualificata raramente alle Olimpiadi, ma quando ce l’ha fatta, dal 1980 a oggi, ha quasi sempre portato a casa una medaglia d’argento: è successo nel 1980 a Mosca e nel 2004 ad Atene, mentre nel 1984 e nel 2000 gli Azzurri dovettero accontentarsi “solo” di un quinto posto.