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L’Inter ha vinto il suo diciannovesimo scudetto e anche l’ex presidente del club nerazzurro, Massimo Moratti, non nasconde la felicità per questo traguardo.
Moratti e lo scudetto da tifoso: “Sensazione bellissima”
“Una sensazione bellissima – ha sottolineato Moratti –. Da semplice tifoso dell’Inter l’ho vissuta in maniera più rilassata, ma la gioia è sempre la stessa. Ho fatto i complimenti a Steven Zhang, mi ha chiamato ieri ed è stato molto bravo come sempre. Da parte sua è stato un gesto davvero carino. Mi è sembrato quasi un po’ strano che sia stato lui a chiamarmi. Per me è stata però l’occasione per fargli i complimenti“.
Da Moratti arriva quindi un’analisi tecnica sulla nuova Inter in grado di vincere il campionato: “La squadra è forte, l’allenatore pure, e anche la società mi sembra che si sia rimessa a posto. Quindi aprire un ciclo mi sembra qualcosa di possibile“. Questo l’auspicio dell’ex presidente, dopo il primo scudetto vinto dai nerazzurri in una gestione diversa dalla sua dal lontano 1989.
La nuova Inter di Zhang e Conte: “Ciclo possibile”
Moratti, quindi, non si nega un’analisi sul nuovo condottiero dell’Inter, capace di vincere il campionato già al suo secondo tentativo. “Conte aveva già dimostrato di essere molto bravo. Non sapevo però quale sarebbe stato il suo impatto sia con la città che con la squadra – ammette –. Poi invece è stato molto positivo, specialmente con la squadra. L’anno scorso ci è andato vicino, quest’anno ha portato a casa il risultato. Il derby con il Milan è stata la partita della svolta. Aver rotto il dominio della Juventus è una cosa particolare, però adesso speriamo di avviare un ciclo vincente“.
Quindi il capitolo più delicato dei festeggiamenti di ieri. “Un commento sugli assembramenti dei tifosi in piazza Duomo? Loro naturalmente ci vanno, loro sono trasportati dalla passione. Era chi doveva evitarlo che si sarebbe dovuto muovere. Non giustifico i tifosi, ma se l’Inter avesse vinto lo scudetto si sapeva che si sarebbe verificata questa situazione. Secondo me c’è stata poca organizzazione da parte di chi doveva evitarli“, spiega Moratti.