L’ex deputato ha preso parte alla Global Solo Challenge, una competizione “senza assistenza e senza scalo” che ha portato a termine dopo quattro mesi di navigazione
Non saranno 80 come quelli narrati da Jules Verne, ma i 120 giorni in cui Andrea Mura ha circumnavigato il mondo lasciano comunque a bocca aperta. A bordo della barca “Vento di Sardegna”, il velista di Cagliari ha preso parte alla Global Solo Challenge, una competizione solitaria, “senza assistenza e senza scalo”, iniziata il 18 novembre 2023 da Marina Coruña, un porto della Galizia. Dei 16 skipper partiti, solo cinque sono riusciti a completare il giro della Terra senza fermarsi. Mura ha terminato la sfida piazzandosi al terzo posto e domani, sabato 20 luglio, tornerà in Sardegna, come ha raccontato nel corso di Newzgen, la trasmissione prodotta da Alanews che può essere seguita su Twitch e YouTube.
Parlando del ritorno di “Vento di Sardegna” in patria, Mura ha ammesso che si tratta di un momento emozionante. “Non so cosa aspettarmi. Credo che ci saranno tanti fan, appassionati e autorità al porto di Cagliari ad aspettarci. Vento di Sardegna è anche un po’ istituzionale perché è l’unica barca al mondo che porta una bandiera e non un brand commerciale. Tornare in Sardegna sarà la fine di questo progetto e l’inizio di uno nuovo perché non vedo l’ora di poter tornare in Oceano a coltelli in bocca, come dico io, per combattere per nuove avventure”, ha spiegato il velista.
Mura ha dichiarato che nel corso della Global Solo Challenge ci sono stati parecchi momenti difficili. Non solo ha avuto a che fare con una partenza in ritardo, ma durante la navigazione si è anche imbattuto in delle tempeste che hanno danneggiato l’abitacolo della Vento di Sardegna. Le più brutte le ha trovate vicine a Capo Horn, a sud del Cile. “Quando passi da lì, non sei tu a decidere, è Eolo che decide. Ho trovato delle condizioni estreme, valanghe d’acqua mostruose che mettono a dura prova la resistenza della barca, più che dello skipper. Per questo motivo l’esperienza è fondamentale. Se questo giro del mondo lo avessi fatto 10 anni fa, forse non l’avrei completato. Nella vela oceanica è importante saper essere dei Super MacGyver”.
Oltre alle tempeste, anche la solitudine ha reso piuttosto complicato portare a termine l’impresa. “Il tempo non ti passa più, è lunghissimo. Quattro mesi sono veramente tanti. Un po’ aiuta anche il telefono satellitare, a costi iperbolici, che permette di parlare con la famiglia, gli amici e con il proprio team a terra. Scambiare quattro chiacchiere al giorno fa sempre bene, ma per il resto è molto dura”, ha raccontato Mura. L’ex deputato ha doppiato Capo Horn il 7 febbraio 2024, entrando così a far parte dell’International Association of Cape Horners, l’associazione della quale fanno parte tutti i velisti che hanno compiuto questa impresa fuori dal comune.
Nonostante tutte le difficoltà affrontate, quando Mura ha portato a termine la sfida ha pensato di volerla ripetere, “partendo con il sorriso e nei tempi giusti”. Dal suo punto di vista è possibile sintetizzare la Global Solo Challenge, che ha definito un “evento sportivo e umano”, con due parole chiave: “Amore e rispetto per se stessi, per gli altri, per l’ambiente, per il mare e soprattutto per la vita”.
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