Il folle Gran Premio di Monza di Formula 1 è ormai alle spalle, e la straordinaria quanto inattesa vittoria di Pierre Gasly su AlphaTauri è ormai agli archivi. Tanti sono stati i colpi di scena che si sono susseguiti sull’Autodromo brianzolo, con i fan che hanno seguito con il fiato sospeso ogni metro della gara fino al traguardo. E con la sensazione che nulla di prevedibile fosse successo. Una sensazione comune a tanti. Ma non ai piloti.
La Formula 1 contemporanea è spesso infiammata da un dibattito, che vede una fazione avere generalmente il sopravvento: i piloti di oggi sono all’altezza degli eroi che correvano nelle generazioni che li hanno preceduti? La risposta media dei fan è “no”. Una risposta che si basa sulla tecnica dei piloti stessi, l’entità dei rischi che corrono al volante, il peso specifico che nei loro successi e insuccessi risiede nel mezzo di cui dispongono. Ma anche nella capacità di risolvere le gare grazie alla loro intelligenza strategica.
Ebbene, in un video che la stessa Formula 1 ha diffuso in queste ore sul suo profilo YouTube ufficiale arriva una lunga serie di schiaffi morali da parte di chi domenica era effettivamente in pista a Monza. E che dimostra di aver capito in diretta molti elementi che a chi era comodamente sul divano erano in un primo momento sfuggiti.
Basta analizzare tutti i Team Radio raccolti dalla Formula 1 dopo il via di Monza. Al netto dell’iniziale sensazione di Valtteri Bottas di qualcosa che non andava nella sua Mercedes (rivelatasi poi la mappatura del motore) e della flemma con cui Sebastian Vettel ha segnalato in Ferrari la rottura dell’impianto frenante, la preparazione dei piloti in pista emerge dopo l’ingresso della Safety Car per il guasto a Magnussen.
Lewis Hamilton, autorevolmente al comando, viene richiamato ai box e informato troppo tardi che la corsia dei box “potrebbe essere chiusa“. Il campione del mondo si lamenta quasi subito, capendo che il motivo era “quella macchina parcheggiata sulla destra? Era completamente fuori traiettoria!“. Alle sue spalle c’è Carlos Sainz, a cui dalla McLaren dicono di non entrare ai box causa “corsia chiusa”. “Dovrebbe essere chiusa per tutti, non possono fare questo a me“, si lamenta lo spagnolo che teme di vedere la propria strategia rovinata. E poi aggiunge: “Ho tirato dritto, ma siete sicuri che fosse chiusa? Hamilton è entrato!“. Il team gli spiega che Hamilton ha sbagliato.
Pochi giri dopo avviene l’incidente di Leclerc alla Parabolica, e la Formula 1 riscopre l’enorme lucidità di Kimi Raikkonen. Il veterano dell’Alfa Romeo rientra ai box per la bandiera rossa e per prima cosa domanda come stia il collega: “Tutto ok con l’incidente?“. Appena tranquillizzato sulle condizioni del ferrarista, chiede più volte e a gran voce che i meccanici coprano le sue gomme con le termocoperte per non farle raffreddare. E di fronte a qualche secondo di ritardo, flemmatico ma secco come sempre, insiste sulla necessità di intervenire.
Nell’ultima fase di gara ecco quindi Max Verstappen, che anticipa di qualche secondo l’indicazione della Red Bull di dover tornare ai box (“Ah, è uno scherzo!“, si lascia sfuggire poi). Il capolavoro di intuizione arriva però al 34° giro, quando dalla McLaren dicono a Sainz: “Puoi prendertela con calma con Raikkonen“. Ma il futuro ferrarista, pronto a prendersi il secondo posto ai danni di Kimi, replica: “Sono più preoccupato da Gasly“. Anticipando di fatto il finale più sorprendente degli ultimi 10-15 anni di Formula 1.
Sorprendente, ma che i piloti stessi avevano perfettamente capito nel momento in cui lo stavano vivendo. Con buona pace di chi sostiene che al volante delle Formula 1 odierne ci sono “robottini” formatisi al simulatore e che nulla in comune hanno con i leoni del passato. Che sono e restano leggende, questo è chiaro. Ma che nulla tolgono ai loro scalpitanti eredi. Basti sentire il rotondo “Voglio questa vittoria, Tom“ di Sainz di fronte all’indicazione di stare attento a non perdere il secondo posto. O la rabbia di Ocon di fronte ai complimenti della Renault per l’ottava piazza appena conquistata (e seguente invito a tenere la bocca chiusa).
La riprova che anche la Formula 1 del 2020 ha i suoi leoni. Eccome.
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