Da questa mattina, quella del 28 luglio 2021, l’immaginario sportivo italiano perde un pezzo importante. Un tassello che ha accompagnato la nostra popolazione per quasi 18 anni, generando un’attenzione quasi inedita e profondamente personalizzata addirittura per un’intera disciplina: quella del nuoto. E da domani dovremo abituarci a una nuova realtà: quella in cui Federica Pellegrini non è più un’atleta professionistica.
L’amore di un intero popolo nei confronti di un singolo atleta non è sempre spiegabile. Talvolta arriva, ti travolge e magari dopo qualche tempo se ne va. In altri casi ti accompagna per un’intera carriera, definendola. E rappresenta un grande onore, a cui si accompagnano inevitabilmente le responsabilità di avere quasi 60 milioni di cuori che palpitano per te. E la lunga parabola sportiva di Federica Pellegrini è fortemente legata a questo doppio aspetto, sin dai primissimi successi. E da una doppia chiave di lettura, contradittoria solo se la si guarda con superficialità. La ‘Divina’ (come Eleonora Duse, Greta Garbo, Maria Callas) si è infatti affermata anche come la più umana tra le fuoriclasse. E forse anche questo le ha garantito l’amore di tutta Italia.
Federica Pellegrini conquistò per la prima volta i titoli dei giornali italiani nel 2004, quando si prese la medaglia d’argento nei 200 metri stile libero ad Atene. Evento storico a vari livelli. A sedici anni e 12 giorni, si consacrò come la più giovane italiana di sempre a medaglia alle Olimpiadi. Ma fu anche la prima nuotatrice sul podio di un’Olimpiade a 32 anni di distanza da Novella Caligaris. Una vera impresa, con un pizzico di imperfezione che fece scattare immediata la magia.
Quell’incredibile argento poteva infatti essere un’oro. Federica Pellegrini, ancora giovanissima, non si rese conto del recupero in corsia laterale di Carmelia Potec e arrivò seconda per soli 19 centesimi. Si sarebbe ampiamente rifatta negli anni successivi (suo anche il primo oro olimpico femminile italiano nel nuoto alle Olimpiadi, centrato a Pechino 2008). Ma già in quell’improvviso exploit del 2004 con minuscola quanto decisiva macchia si racchiude tutto ciò che questa incredibile fuoriclasse avrebbe rappresentato per il suo Paese per i successivi quasi due decenni.
L’Italia capì di avere tra i propri ranghi una campionessa che ci avrebbe fatto sognare. Lo capì subito. E quella ragazzina veneta, con il viso ancora paffutello da adolescente, gli occhi intensi e vagamente smarriti e un carattere ancora scontrosetto, aveva bisogno di essere accompagnata dall’amore di tutti per compiere l’ultimo passo che le mancava. Un’amore che non si fece attendere, con Federica Pellegrini che poi ci ha messo tutta se stessa. Superando ogni aspettativa e facendosi sospingere da quell’innamoramento collettivo per dare sempre di più.
La storia del nostro Paese ha già vissuto qualcosa di simile, ma non tutti sono riusciti perfettamente a gestirlo. Lo hanno fatto Gustav Thöni e il resto della Valanga Azzurra, capaci di far innamorare gli italiani dello sci negli anni ’70. Esperienza sì meravigliosa, ma durata un quinquennio. Lo ha fatto Adriano Panatta, simbolo vivente del tennis per tutto lo Stivale. Lo ha fatto certamente Alberto Tomba, che con le sue vittorie addirittura fece interrompere una serata di Sanremo. Ma il cui addio allo sci nel 1998 fu tanto veloce quanto amaro. Da un amore profondissimo e poi spietato fu invece travolto Marco Pantani, eroe contemporaneo del ciclismo dall’atroce destino. Quindi è arrivato l’eroe italiano delle due ruote, Valentino Rossi. E poi c’è stata Federica Pellegrini.
La ragazza prodigio del nuoto non si è mai nascosta. E, anzi, quando ha provato a farlo le è spesso risultato impossibile. La sua progressiva trasformazione in donna è stata seguita dall’occhio attento e non sempre discreto del resto del Paese. Così alle sue vittorie si sono accompagnate le voci sulle sue storie d’amore. Quella con Luca Marin, ex di Laure Manaudou (ex amica e prima grande rivale della carriera). E poi quella con Filippo Magnini, che fece impazzire i rotocalchi rosa. Ma non bastava questo a Federica Pellegrini per diventare un’icona pop italiana.
All’immagine vincente accompagnò a lungo anche quella di ragazza ribelle, con i tanti tatuaggi che progressivamente apparivano sul suo corpo, con la pubblicazione (non ancora ventenne) del libro “Mamma, posso farmi il piercing?” e con varie interviste per altrettanti periodici (‘Fox Uomo‘, ‘Vanity Fair‘, ‘Maxim‘, ‘SportWeek‘) in cui non mancavano servizi fotografici in cui dare spazio alla sua sensualità e femminilità. Federica Pellegrini, dopo essere diventata “il nuoto” nell’immaginario degli italiani, aveva anche superato il nuoto. Tanto da darsi attivamente alla moda e diventare star di diverse pubblicità nel corso del tempo. Ma anche testimonial di importantissime campagne, come quella contro il femminicidio o quella contro l’atrofia muscolare spinale.
Tutto ciò non l’ha mai distratta dall’attività agonistica, costellata di successi (da non dimenticare gli undici record del mondo) e caratterizzata da qualche battuta a vuoto che è sempre stata inevitabilmente accompagnata dallo sconforto irrorato d’affetto di tutto il Paese. Perché sembrava quasi impossibile vedere la ‘Divina’ perdere. E proprio in questi momenti l’abbiamo vista commuoversi, rendendocela ancora più vicina. E gli ultimi tempi ci hanno presentato una Federica Pellegrini sempre più figura pubblica e anche televisiva (sempre più a suo agio come giudice di ‘Italia’s Got Talent‘), ma anche nuovamente fragile. Come quando, in lacrime, spiegò al mondo di aver contratto il Covid. Niente le ha però impedito di prendersi una nuova Olimpiade, 17 anni dopo quella del 2004 che tutto cominciò. E conquistarsi un’ultima volta le attenzioni dell’intero Paese. Perché se sei icona funziona così. Con tutti gli onori e le responsabilità che questo comporta.
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