Fase 2, Ippica sul piede di guerra, Pautasso: “Si sono dimenticati di noi”

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“Non siamo ancora ripartiti, perché pensavamo di ritrovarci inseriti nell’ultimo decreto del Governo della scorsa settimana, ma questo non è stato”, sostiene Elio Pautasso, presidente di Federippodromi, a proposito della mancanza attenzione al mondo dell’ippica in questa Fase 2. Sta nascendo quindi un movimento di protesta e di sensibilizzazione da parte di tutti operatori, perché non si capisce il motivo per cui tutte le attività economiche siano ripartite mentre l’ippica no. L’ippica non è uno sport e stiamo interloquendo con il ministero delle Politiche agricole per capire il motivo e per cercare di ripartire al più presto”.

La gestione di un impianto di Ippica costa 500mila euro al mese, ma la Fase 2 è ancora lontana

Insomma, da questa Fase 2 l’ippica è stata molto trascurata. “Capanelle è un impianto che costa nel mantenimento totale, chiuso o aperto alle corse che sia, circa 500mila euro al mese”, afferma Pautasso. “Sono costi che fanno rabbrividire per cui se non si riparte, poi tutto questo avrà una conseguenza evidente. Il comparto è stato chiuso erroneamente indicandolo come attività sportiva, ma in realtà siamo l’unico comparto degli eventi che è rimasto sempre aperto per l’allenamento dei cavalli. La differenza tra le gare e gli allenamenti dei cavalli è praticamente nulla. Anzi, forse il paradosso è che c’è più gente che lavora alla mattina durante gli allenamenti per i 700 cavalli di Capannelle che durante le corse. Evidentemente quindi c’è stato qualche corto circuito a livello istituzionale che ha fatto dimenticare l’ippica. Quindi dobbiamo recuperare questo gap e ripartire”.

“Nel settore ci sono circa 30 mila persone che ci lavorano”, prosegue Elio Pautasso. “È un indotto molto importante e non può essere trascurato perché dà lavoro da Merano a Siracusa. L’appello che faccio a tutto il Governo è quello di farci ripartire presto e di regolarizzare tutte le nostre pendenze burocratiche che abbiamo con il Ministero delle Politiche agricole, perché senza la partenza delle corse noi non possiamo più permetterci di andare avanti”.

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