I protagonisti del tennis provenienti da Russia e Bielorussia non potranno prendere parte al torneo di Wimbledon. Una decisione legata alla guerra in corso in Ucraina, che ha sollevato la protesta di uno dei nomi più noti dell’ambiente, divenuto però negli ultimi mesi anche uno dei più controversi. Perché si tratta, ancora una volta, di Novak Djokovic.
Il serbo ha già fatto lungamente parlare di sé per la propria scelta di non sottoporsi al vaccino anti Covid. Una decisione che gli ha precluso la possibilità di partecipare a tornei importanti (a partire dagli Australian Open). Ma Djokovic, attualmente impegnato nel Serbia Open di Belgrado, si è ora espresso sul no di Wimbledon alla Russia. E le sue parole, ancora una volta, sono destinate a far discutere.
La sua opinione, chiara e netta, è arrivata nel corso di una conferenza stampa. “Si tratta di una decisione folle“, ha tuonato Djokovic. La mancata partecipazione a Wimbledon dei tennisti nati in Russia, peraltro, potrebbe aiutarlo a conservare la posizione numero 1 nel ranking mondiale. Il numero 2 è infatti Daniil Medvedev (con cui i rapporti sono peraltro storicamente buoni).
Da Belgrado Djokovic ha voluto comunque fare una precisazione, che riguarda in particolare il conflitto tra Russia e Ucraina. “Io sono un figlio della guerra – ha ricordato –, e quindi non la sosterrò mai. La condannerò sempre, perché conosco i traumi emotivi che può lasciare. Sappiamo tutti che nei Balcani ci sono state molte guerre, e che cosa è successo in Serbia nel 1999. Ma la politica non deve interferire con lo sport. Quando ciò avviene, i risultati non sono mai buoni“.
Le sue parole non possono che rievocare ciò che in Serbia già avvenne nelle prime fasi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La tifoseria della Stella Rossa, una delle due principali società calcistiche di Belgrado, espose infatti uno striscione per la pace. Le guerre che elencò, però, erano tutte quelle che vedevano gli Usa nella posizione dell’aggressore. Era infatti inclusa quella che si combatté in Serbia nel 1999 (citata anche da Djokovic). Assente però quella iniziata nel 1991, in cui furono proprio i serbi ad attaccare i territori croati.
Al torneo di Wimbledon, con il blocco agli atleti di Russia e Bielorussia, saranno numerose le stelle assenti. Oltre al già citato Medvedev – numero 2 del mondo – spiccano anche Andrey Rublev (8) e Karen Khachanov (26). Tra le donne, invece, i nomi più importanti sono quelli di Aryna Sabalenka – numero 4 del ranking – Anastasia Pavlyuchenkova (numero 15) e Victoria Azarenka (18). Lo stesso torneo a cui lo stesso Djokovic aveva detto di voler rinunciare se posto di fronte all’obbligo di vaccinarsi: “Sì, questo è il prezzo che sono disposto a pagare“, disse a febbraio.
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Di parere opposto a Djokovic, invece, è Giovanni Malagò. Così il presidente del Coni ai margini della conferenza per il rinnovo della partnership tra Herbalife24 e Comitato olimpico: “Tennisti russi e bielorussi esclusi da Wimbledon? È giusto che faccia discutere, fino ad adesso non c’era stata un’azione così chiara. Sapete benissimo che il tennis è regolato a livello sportivo da tre soggetti: dalla federazione internazionale, ATP e WTA e associazioni come il Grande Slam, che sono un mondo a parte. Capisco il dispiacere da parte dell’ATP, ma devo dire con grande franchezza che questa situazione è in linea con quanto deciso dal Cio sugli sport individuali“.
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