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Il pugile Clemente Russo ha detto addio alla boxe. Per anni uno dei volti più noti del pugilato italiano e mondiale, negli ultimi tempi Russo si era dedicato anche alle apparizioni televisive, che avevano sostituito la sua presenza sul ring. “Avrei voluto chiudere con la quinta Olimpiade, ma durante le qualificazioni avevo il Covid. Mi vedrete non più sul ring, ma all’angolo per aiutare i giovani“, ha dichiarato il campione italiano.
Clemente Russo si ritira con un medagliere di tutto rispetto. Nel 2007 e nel 2013 ha vinto il mondiale dei Dilettanti. Tra il 1997 e il 2010 ha conquistato il titolo di campione italiano per 14 volte. La carriera di Russo, tuttavia, può apparire come una “grande incompiuta”. Per due volte il pugile di Marcianise, in Provincia di Caserta, ha sfiorato l’oro olimpico, ma si è dovuto accontentare della medaglia d’argento. A Pechino, nel 2008. E a Londra, nel 2012.
Sicuramente però oggi all’Italia manca un pugile del calibro di Clemente Russo. Quest’anno a rappresentare gli Azzurri della boxe alle Olimpiadi saranno solo le donne, perché nella categoria maschile nessuno è riuscito a staccare il pass per Tokyo.
Quando era in attività il soprannome di Clemente Russo era “Tatanka”: in lingua sioux vuol dire bisonte. L’appellativo deriva dal suo stile di combattimento. Testa bassa, e pugni potenti alternati a momenti di pausa. Nel 2011 uscì al cinema anche un film, “Tatanka scatenato”, da un’idea di Roberto Saviano, con Clemente Russo protagonista.
Russo interpreta il ruolo di un pugile di Marcianise che si riscatta attraverso la boxe. In una terra di camorra, dove il migliore amico può diventare un boss della malavita. Fu anche l’inizio del crollo dell’immagine pubblica di Russo. La Polizia, corpo nel quale Russo ha ottenuto i più importanti successi in carriera, sospese il pugile da funzioni e stipendio per sei mesi. Alcune scene del film erano state ritenute dannose per l’immagine della Polizia.
Il ko arrivò poco dopo, nel 2016, quando Clemente Russo partecipò a un’edizione del Grande Fratello Vip. E si rese protagonista di una figuraccia che diventò caso nazionale. Sarebbe intrigato riassumere in poche righe tutta la storia.
Basti sapere, per chi ricorda il fatto, che il campione di boxe in diretta utilizzò espressioni omofobe e misogine. Frasi che costarono a Clemente Russo l’immediata squalifica e la comprensibile indignazione dei telespettatori. Il polverone mediatico rese necessario l’intervento anche dell’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando per chiedere alla Polizia penitenziaria di fare approfondite verifiche sul comportamento del dipendente.
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