Giulio Ciccone, ciclista professionista del team Trek-Segafredo, ha completato la scalata virtuale dell’Everest. Si tratta di una vera e propria impresa compiuta grazie al supporto dei rulli, sui quali è costretto ad allenarsi viste le limitazioni anti-Coronavirus, e a un simulatore. Il corridore abruzzese, vincitore della classifica scalatori del Giro d’Italia 2019, è riuscito a completare la scalata alla montagna più alta del mondo impiegando quasi dodici ore.
“Sono stato in bici 11 ore e 37 minuti – ha precisato Ciccone –, per circa 270 km e un dislivello di 10.400 metri. La normale challenge dell’Everest è di 8.900 metri. Scalare davvero la montagna, in realtà, è più facile, perché sui rulli lo sforzo viene moltiplicato. Non ci sono punti di riferimento di nessun tipo, non c’è il punto morto di pedalata, come si dice in gergo si è sempre ‘in tiro’, non ci sono occasioni di recupero. Inoltre ho cercato di ridurre al minimo le soste, non mi sono mai fermato per più di un minuto e mezzo, per i bisogni fisiologici”.
“Non l’ho fatto per vantarmi della mia performance, non era una vera gara. La mia è stata un po’ una follia, una sfida con me stesso utile per il ritorno alle gare. Naturalmente non ho fatto tutto da solo, sono stato seguito dallo staff della squadra per capire come nutrirmi durante la scalata virtuale” ha spiegato Ciccone, che mentre terminava la sua impresa ha voluto fare una dedica: “Quest’impresa è per noi, per chi sta vivendo un momento di difficoltà, per chi ha perso qualcuno di caro. Per la nostra rinascita“.
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