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SPORT

Champions, a Rennes il protocollo sanitario diventa un optional

“Non ce n’è Coviddi” recita un infausto tormentone divenuto popolare la scorsa estate. Devono averlo pensato anche i tifosi del Rennes, che hanno voluto accompagnare l’esordio assoluto del loro amato club in Champions League aggirando senza troppi problemi, nel loro stadio di casa, quello che dovrebbe essere un rigido protocollo sanitario ma che, viste le immagini andate in onda in mondovisione, è sembrato essere più elastico di quanto si possa immaginare.

Cosa è successo al Rohazon Park di Rennes

Al Rohazon Park per il match contro i russi del Krasnodar c’erano 5mila persone, come previsto dal limite imposto dalla federazione francese in osservanza delle disposizioni del governo centrale. Buona parte di queste, però, era assiepata in un solo settore di una delle due tribune laterali. Una follia, visti i numeri che si attestano, Oltralpe, a oltre 20mila contagi al giorno.

Ancor più folle l’atteggiamento dei tifosi stessi: come mostrano le immagini, moltissime erano le mascherine abbassate (in alcuni casi anche assenti), il distanziamento era nullo. Al gol segnato al minuto 56 da Sehrou Guirassy, poi, i fan si sono accalcati verso le barriere di bordocampo, davanti agli impotenti steward. Immagini che dovrebbero creare più di qualche grattacapo all’Uefa. La confederazione europea, però, non ha commentato.

Social inflessibili, soprattutto in Italia

I social, dal canto loro, non perdonano. Le reazioni, soprattutto in Italia dove il protocollo riguardante gli eventi sportivi è oggetto di un aspro dibattito, vanno dal sarcastico al preoccupato, sia fra i tifosi sia tra chi, di sport, si occupa di mestiere, come il giornalista Fabrizio Biasin, che su Twitter ha scritto “A Rennes, simpaticamente, se ne fottono”. Un post ritwittato da un altro addetto ai lavori come Pierluigi Pardo, telecronista di Mediaset.

Sui social del Rennes, invece, come se nulla fosse: anzi, i profili ufficiali dello Stade ringraziano i tifosi per il sostegno, evitando l’imbarazzo di commentare le immagini dell’assembramento in tribuna laterale:

Anche scorrendo le pagine ufficiali dell’Uefa o della Champions League, non sembra esserci alcun riferimento alle immagini provenienti dal Rohazon Park. Non sembrano nemmeno ipotizzabili provvedimenti per un protocollo evidentemente saltato e che, perlomeno, meriterebbe un approfondimento vista la situazione contagi in Europa.

Cosa dice il protocollo Uefa

C’è da dire, comunque, che non è l’Uefa a fare tutte le regole in questo senso. La confederazione europea, infatti, ha indicato un limite di presenze pari al massimo al 30% della capienza dello stadio, ma è ogni singola federazione ad essere tenuta ad abbassare ulteriormente il limite a seconda delle norme vigenti.

In Italia, ad esempio, non più di mille persone possono assistere ad una partita di calcio. Succede in campionato come nelle gare europee casalinghe. In Francia la situazione è diversa: a Parigi, dove proprio in Champions League il PSG ha affrontato il Manchester United, si è giocato a porte chiuse a causa delle severe disposizioni a livello locale. A Rennes, capoluogo della non lontanissima Bretagna, le disposizioni sono più ‘leggere’ ma il limite a 5mila spettatori resta, con il rispetto di distanziamento e uso della mascherina. Regole, queste ultime, evaporate come neve al sole, e che non possono non far dubitare dell’efficacia del protocollo.

Francesco Lucivero

Giornalista pubblicista classe 1986, ho fatto esperienza in diverse redazioni locali pugliesi mettendomi alla prova con il cartaceo, la radio e il web e occupandomi di cronaca, attualità, spettacoli e sport. Dal 2018 mi sono trasferito a Milano per intraprendere con entusiasmo nuove avventure editoriali

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