Nel momento esatto della parata di Gianluigi Donnarumma su Saka praticamente nessun tifoso italiano ha potuto ascoltare in diretta (per ovvie motivazioni) le esultanze dei telecronisti ufficiali della finale degli Europei. Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, per quei pochissimi che hanno dovuto seguire il match degli azzurri contro l’Inghilterra “solamente” alla radio. Eppure, oltre i vari Stefano Bizzotto (sostituto di Alberto Rimedio) e Fabio Caressa, narratori in televisione del meraviglioso atto conclusivo di Euro 2020 rispettivamente per la Rai e per Sky, una menzione speciale nel racconto di questo trionfale percorso calcistica la merita Francesco Repice.
Sui social le sue esultanze ‘live’ sono diventate virali, fin addirittura a partire dall’ottavo di finale dell’Italia contro l’Austria. Da quel momento in poi, YouTube ha raccolto tutte le volte in cui Francesco Repice ha perso la voce davanti al suo microfono per raccontare le gesta di Chiesa, Pessina, Barella, Insigne, Jorginho e Donnarumma. La sua passione, trasmessa sulle onde medie di Rai Radio 1, lo ha innalzato a idolo assoluto del web. Tradizionalmente sempre discreto e formale nelle sue radiocronache, ha raggiunto l’apice della ‘goduria’ nella tarda serata di domenica 11 luglio. Queste le parole testuali di Francesco Repice, a squarciagola, subito dopo l’errore finale degli inglesi.
“Siamo… siamo… siamo campioni d’Europa! 23, 54 minuti. E l’Italia… l’Italia è campione d’Europa per la seconda volta nella sua storia! L’ha parata Donnarumma! Un Tricolore sventola sul tetto d’Europa! Le lacrime degli azzurri! Che hanno raggiunto il massimo risultato! Abbiamo vinto noi! Siamo avanti noi! E lo siamo definitivamente stavolta! Siamo i campioni d’Europa! Dopo che non siamo riusciti a partecipare a un Mondiale! Gentili ascoltatori, possiamo finalmente piangere di gioia! […] Il calcio torna a casa! Il calcio torna dov’è nato! Tra le piazze di Firenze la Magnifica! E l’entusiasmo che dilaga a Roma, la città Eterna. Prima di scendere a bagnare la sua gioia in quello specchio di mare del golfo, che va a bagnare anche le falde del Vesuvio. Nella meravigliosa Napoli.
E scende, come una spada, verso la superba Trinacria, che si affaccia sulla madre Africa è […]. E poi ancora un’isola: un’isola cristallina come la Sardegna. Per salire verso un triangolo di sudore, di fatica, di sguardo verso il futuro e di lavoro di tante generazioni tra Genova, Milano e Torino. Fino a culminare… in Laguna, dove l’acqua accarezza la sinuosissima Venezia. E, consentitelo, gentili ascoltatori, al vostro cronista: anche adesso, questo entusiasmo dilaghi nel borgo dei borghi. Nella meravigliosa Tropea. Adesso bagnamo, disegniamo il Tricolore sull’isola che va ad affacciarsi, a precipitare in un mare cristallino. È una gioia incontenibile, gentili ascoltatori! Siamo campioni d’Europa! Siamo campioni d’Europa! Dopo il ’68, vinciamo a Wembley! Vinciamo ai calci di rigore! Vinciamo con sofferenza, come solo noi sappiamo fare!”.
Leggermente più moderato (ma fino a un certo punto) Riccardo Cucchi nella finale Mondiale del 9 luglio 2006. “L’uomo incaricato di eseguire il calcio di rigore, l’ultimo, è Grosso. Fabio Grosso. Sta per partire Grosso. È un calcio di rigore fondamentale. Grosso… REEEEEEEEEETEEEEEEEEEE!!!!!!!!!! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Per la quarta volta la Nazionale di calcio conquista il titolo di campione del Mondo: ’34, ’38, ’82, 2006. Un sogno… un sogno, gentili radioascoltatori. Un sogno che si realizza, che si concretizza. Un sogno al quale in pochi credevamo. Berlino rimarrà nei nostri cuori. 24 anni dopo, Lippi come Bearzot. Ci è voluta quasi una generazione, ma adesso può esplodere, intera, la nostra gioia. Un Mondiale straordinario, quello degli azzurri. Un Mondiale inaspettato, ma atteso, vibrante. Un Mondiale che ci riconsegna il calcio che più ci piace. Il calcio delle facce pulite. Dei ragazzi di Lippi. Che ci dice che si piò ancora continuare a credere in questo sport: lo sport più bello del mondo”.
Infine (o, per meglio dire, prima di tutti), Enrico Ameri. Altro 11 luglio, questa volta del 1982. Molto didascalico in quella circostanza. O comunque decisamente molto di più di Francesco Repice e di Riccardo Cucchi. “L’Italia è campione del Mondo per la terza volta […]. Conquista il suo titolo sul suolo dello stadio Santiago Bernabeu. E l’ha conquistato in effetti. Perché l’arbitro ha sottratto la palla ai calciatori azzurri e l’ha alzato verso il cielo. Le reti sono state segnate tutte nel secondo tempo: all’12’ da Rossi, al 23’ da Tardelli, al 36’ da Altobelli, al 38’ da Breitner. Un calcio di rigore è stato mancato da Cabrini. Avremmo potuto segnare anche di più […]. Comunque non lamentiamoci per come avevamo cominciato questi Mondiali. Per come soprattutto c’eravamo arrivati. Abbiamo conquistato un posto al sole. E che sole!”.
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