Joan Mir è il nuovo campione del mondo della MotoGP. Grazie al settimo posto ottenuto nel secondo appuntamento del campionato in quel di Valencia, il maiorchino mette in ghiaccio il primo posto iridato e fa suo il titolo della classe regina per la prima volta in carriera.
23 anni, già campione in Moto3 nel 2017, Mir è stato il più continuo in un’annata condizionata dalla pandemia di Coronavirus e dal k.o. del “cannibale”, Marc Marquez.
Gioia anche per l’Italia, con il team manager di Suzuki, Davide Brivio, che torna sul tetto del mondo con un suo pilota e Franco Morbidelli, su Yamaha Petronas, che vince la gara al termine di un testa a testa al cardiopalma col ducatista del Team Pramac, Jack Miller.
Un percorso in crescendo quello di Joan Mir, sicuramente dato per outsider a inizio stagione, quando il compagno di squadra, Alex Rins, aveva maggior fiducia da parte di bookmakers e addetti ai lavori. Entrambi su una Suzuki che, proprio come Mir, partiva senza squilli di tromba davanti ai grandi nomi Honda – uscita però di scena con l’infortunio di Marquez – Yamaha e Ducati.
Un percorso che ha trovato la sua consacrazione la scorsa settimana, sempre a Valencia, centrando la prima vittoria in carriera nella master class; quasi un lasciapassare delle divinità delle due ruote per un pilota giovane, umile e continuo tale da andarsi a prendere un Mondiale indimenticabile.
Una vera e propria lezione, quella di Mir e della sua Suzuki, innanzi a “mostri sacri” che da anni scrivevano le pagine della lotta al titolo – seppur segnata dallo strapotere HRC con un fenomeno alla guida.
In un Mondiale che sembrava dovesse parlare della minaccia Quartararo alla leggenda, appunto, di Marc Marquez, delle grandi possibilità di rilancio per Rossi e di consacrazione per Vinales, della grandissima occasione per Dovizioso e la Ducati di far proprio il titolo, Mir e Suzuki si sono stretti in un gruppo solido e unito, in cui gli individualismi hanno lasciato spazio allo sviluppo di una moto mai come quest’anno affidabile e continua, guidata da due piloti diventati “top rider” per stessa ammissione del loro team manager, il brianzolo Davide Brivio.
Già, Davide Brivio. L’ “antieroe” del Motomondiale, insieme a Mir il vero vincitore di questa strana e pazza stagione. Lui che dopo 19 anni in Yamaha, dopo le sfavillanti stagioni al fianco di Valentino Rossi, ha riscritto le pagine della sua carriera e, con esse, quelle di Suzuki, la casa meno vincente della storia della top class che oggi impazzisce di gioia e che si presenterà ai nastri di partenza della prossima stagione come seria candidata a ripetere l’exploit.
Bel weekend per i colori italiani, quello di Valencia, con Franco Morbidelli che ha portato a casa la vittoria al termine di una battaglia all’ultimo respiro con Jack Miller.
Anche qui, di nuovo, un copione saltato, stralciato e riscritto rispetto alle previsioni della vigilia: proprio “Morbido” che aveva patito l’esplosione del compagno di team, Quartararo, ed era dato fra i piloti Yamaha meno accreditati. “Frankie” ha messo tutti in fila all’interno della casa del triplo diapason, con una stagione in crescendo che alla fine registrerà addirittura qualche rimpianto sulla strada per il titolo iridato. Fra gli interrogativi con cui Yamaha chiuderà l’annata la settimana prossima a Portimao, dunque, almeno la chioma del pilota romano in salsa carioca (la mamma Cristina è brasiliana) può considerarsi una bella certezza.
Notizie positive, infine, Valencia le lascia anche per la Moto2 e la Moto3. Enea Bastianini (6°), a una gara dal termine, resta infatti leader del Mondiale della classe di mezzo, incrementando il vantaggio in classifica su Lowes; mentre Tony Arbolino centra una prestazione pazzesca (1°) permettendosi il lusso di andare a Portimao soffiando sul collo di Albert Arenas per la vittoria del titolo.
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