Affrontare il successo e la popolarità a volte può non essere semplice, anche per chi apparentemente ha carattere e personalità. Ne sa qualcosa Tiziano Ferro, che per la prima volta ha rivelato di essere stato dipendente dall’alcool: bere lo faceva sentire forte, anche se questo “vizio” lo portava ad avere pensieri negativi. A raccontarlo è stato lui stesso, attraverso una lettera pubblicata sul magazine 7 del Corriere della Sera, che anticipa l’uscita su Amazon Prime Video del docu-film a lui dedicato, prevista il prossimo 6 novembre, dal titolo “Ferro”. Nella stessa giornata sarà disponibile anche “Accetto Miracoli: l’esperienza degli altri“, il suo primo album di cover.
Tiziano Ferro è uno dei cantanti più amati in Italia e all’estero, in grado di superare quota 15 milioni di album venduti nel mondo. Apprezzato non solo per i suoi brani, ma anche per il rapporto trasparente che ha sempre voluto instaurare con i suoi fan. Proprio per questo in passato non ha esitato a parlare dei momenti più difficili che non sono mancati nella sua vita. Il suo coming out è arrivato ormai qualche anno fa, ma è stato per lui una vera liberazione, un passo indispensabile per non mentire più a se stesso e agli altri.
Questo non è stata l’unica fase complessa affrontata nei suoi 40 anni di vita, festeggiati a febbraio. Da giovane il cantante ha sofferto di bulimia e ha lottato con i chili di troppo, come molti altri coetanei. Ora è stato lui stesso a volersi raccontare a cuore aperto attraverso una lettera pubblicata sul “Corriere della Sera”, in cui ha voluto far venire alla luce alcuni aspetti di sé che ancora non erano stati resi noti.
“Ero un alcolista e volevo morire – è la sua rivelazione inaspettata -. Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso. Ho perso occasioni e amici. Io ero un alcolista. L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti”.
Da ragazzo Tiziano si è spesso sentito “diverso” ed emarginato dai suoi coetanei, ma è stato proprio questo che lo ha spinto ad avvicinarsi alla musica: ”Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. – ha scritto ancora -. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato. La musica era l’unica cosa che avevo, un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo”.
In un primo momento la popolarità non è stata una grande consolazione per lui, ma a distanza di tempo lui riesce a guardare a quel periodo con maggiore distacco: “Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore – sono state le parole conclusive del cantautore originario di Latina -. Ho sempre pensato che dietro ogni storia di dolore si nascondessero il privilegio e il dovere morale di poter aiutare qualcun altro. La mia storia me lo insegna e ogni volta che ho consegnato alla gente le mie cicatrici, si sono sempre trasformate in soluzioni”.
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