“Squid Game” ha riscosso, dalla sua uscita lo scorso 17 settembre, non solo un grande successo di pubblico, ma anche mediatico. Tutti i giornali ne parlano, cercando di dare risposte e raccontando aneddoti e retroscena di quella che è destinata a diventare la serie originale Netflix di maggior successo.
Il Guardian ha raccontato la storia di Choi Young-soo (nome di fantasia). Un fattorino part-time di 35 anni che, per la prima volta, è riuscito a lasciare la sua minuscola stanza in un ostello economico che condivide con altre 30 persone. In un mondo immaginario, come spiega il quotidiano britannico, Choi sarebbe il candidato perfetto per “Squid Game”. Infatti, nella serie oltre 400 persone, tutte indebitate, si sfidano in una macabra gara per vincere un enorme montepremi, pari a circa 39 miloni di dollari.
In Corea del Sud il debito delle famiglie equivale a più del 100% del PIL del Paese
La situazione disperata di Choi, raccontata dal Guardian, è piuttosto reale in Corea del Sud. Infatti, continua a crescere nel Paese il numero di sudcoreani che si ritrovano soffocati dai debiti, in un Paese in cui, tra l’altro, ottenere dei prestiti è piuttosto semplice.
Il debito delle famiglie in Corea del Sud è aumentato negli ultimi anni e ora è equivalente a più del 100% del PIL. Un livello che non è stato raggiunto da nessun altro Paese asiatico. L’indebitamento è andato di pari passo con un drammatico aumento del divario di reddito. Un fenomeno associato alla crescente disoccupazione giovanile e ai prezzi elevati della maggior parte degli immobili nelle grandi città che superano le capacità economiche dei lavoratori comuni. Come illustra anche “Squid Game” un licenziamento, un cattivo investimento o una serie di sfortune possono portare le persone a rivolgersi a prestatori ad alto rischio solo per non finire in mezzo a una strada.
“Squid Game”, un ritratto “tutt’altro che casuale” della situazione di tantissime famiglie sudcoreane
“La popolarità della serie è la prova che la miseria di un debito schiacciante è un’esperienza universale” scrive il Guardian. Il quotidiano britannico ha inoltre riportato il parere di Lee In-cheol, amministratore delegato del thintank Real Good Economic Research Institute, secondo cui lo sfondo sudcoreano è “tutt’altro che casuale“. “L’ammontare totale del debito accumulato dai normali sudcoreani supera il PIL del 5%. In termini individuali significa che anche se risparmiassero ogni singolo centesimo guadagnato in un anno interno, non sarebbero comunque in grado di ripagare il debito. E il numero di persone con problemi simili sta aumentando ad un ritmo esponenziale“.
In risposta a questo fenomeno, la commissione dei servizi finanziari del Paese ha deciso di provare ad evitare che i sudcoreani debbano indebitarsi. “Questo è il motivo per cui le principali banche hanno agito per limitare i prestiti. Ma questo aiuterà davvero le persone, specialmente nel mezzo della pandemia da Covid-19?” ha detto In-cheol al Guardian.