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SPETTACOLO

Netflix deve affrontare la più grave crisi di sempre: il caso di Chappelle

Con il trionfo di Squid Game, la traversata di Netflix nello sconfinato mare dell’intrattenimento globale sembra procedere a gonfie vele. Il vento soffia a favore e le visualizzazioni aumentano vertiginosamente, fino a quando la nave non si incaglia drammaticamente. Tutto ha origine da una puntata speciale del noto comico statunitense, Dave Chappelle, che ha fatto il suo debutto su Netflix all’inizio di questo mese. Accusata di transfobia e discriminazione, la commedia di Chappelle, nota come “The Closer”, ha spinto Netflix nella sua più grande crisi di sempre e ha scatenato una violenta tempesta dentro e fuori l’azienda.

Netflix al centro delle polemiche: perché

Conosciuto per la sua satira, a tratti sferzante, Dave Chappelle è stato duramente criticato per alcune battute a sfondo transfobico presenti nella sua ultima stand up comedy. Le critiche sono arrivate a pioggia, prima dai dipendenti Netflix, poi da diversi attivisti LGBTQ*, incluso l’attore Elliott Page.  “Promuovere l’ideologia femminista radicale trans-esclusionista danneggia direttamente le persone trans“, ha twittato Terra Field, una dipendente del colosso streaming, all’inizio di questo mese. “Non è un atto neutrale“, ha sottolineato Terra Field. Alla sua voce si è unita quella del famoso attore Elliott Page, la star di Juno, che ha twittato: “Sto con i dipendenti di Netflix trans, non-binari e BIPOC che combattono per ottenere storie trans migliori e un ambiente lavorativo più inclusivo“.

La strategia di Netflix è davvero vincente?

Ma la strategia di Netflix, che offre una serie di contenuti eterogenei senza una importante supervisione editoriale, ha reso l’azienda un enorme successo. Questa strategia è ciò che ha permesso a Netflix di raggiungere i 213 milioni di abbonati e creare successi dal nulla come “Squid Game”. Ma ciò che rende unico Netflix adesso rischia di trasformarsi nel suo punto debole. Dando voce a un personaggio controverso come Chappelle, il colosso streaming rischia di allontanare molti fedeli abbonati, nonché i propri dipendenti. Ma allora qual è il confine tra supervisione dei contenuti e libertà artistica? Può una piattaforma streaming decidere quali contenuti siano accettabili e quali no? Dal modo in cui Netflix deciderà di rispondere alle polemiche, dipenderà il suo futuro.

Come risponderà Netflix alle polemiche?

In passato, alcuni dei più grandi rivali di Netflix nei media hanno gestito le controversie adottando misure definitive. L’esempio più estremo è stato quando l’ABC, di proprietà della Disney, ha cancellato la sua sitcom di successo “Roseanne” nel 2018, dopo che la protagonista aveva scritto un commento razzista su Twitter. Netflix avrebbe fatto lo stesso? Non si sa, ma la controversia su Chappelle mostra che la strategia dell’azienda ha i suoi lati negativi e, forse per la prima volta, dovrà farci i conti. Quale esito avrà la traversata di Netflix e quali conseguenze ne deriveranno, ancora non è dato sapere. Ma se Netflix vuole continuare a operare come un’azienda che supporta una strategia di contenuti eterogenei, senza limitare la libertà di espressione, dovrà capire come rispondere a un contraccolpo come questo.

Linda Pedraglio

Sono nata e cresciuta in un piccolo paese vicino al lago di Como, ma, fra studio e lavoro, ho avuto modo di vivere città diverse: l’Erasmus a Helsinki, gli anni dell’università a Milano, il corso di giornalismo a Firenze. Sogno una piccola casa sul lago, piena di libri, che sono il mio affaccio sul mondo, e un foglio bianco per raccontare quello che osservo. Il mio romanzo del cuore è Anna Karenina. Mi occupo principalmente di libri, arte e cultura.

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