Addio a Peppino Rotunno, leggenda della fotografia italiana

Il cinema italiano dà l’addio ad un altro grande. Giuseppe Rotunno, detto Peppino, è stato uno dei più importanti direttore della fotografia nella storia del cinema, da Cinecittà ad Hollywood.

Aveva 97, il decesso è avvenuto nella sua casa di Roma.

La storia del cinema diretta da Rotunno

Aveva collaborato con alcuni dei più grandi registi della storia del cinema: Luchino Visconti, Federico Fellini, Mario Monicelli, Lina Wertmüller, Alan Pakula, Robert Altman e Sydney Pollack.

Fedele alla tradizione realista, iniziò con agli albori con il bianco e nero per passare poi al colore. Rotunno ha potuto imprimere la sua impronta estetica a capolavori come Amarcord, Il gattopardo, Rocco e i suoi fratelli e La Bibbia.

Premi e riconoscimenti: dal David all’Oscar

Nella sua vita Rotunno ha saputo farsi riconoscere tra i più grandi del cinema, per questo nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimento: otto Nastri d’argentocinque David di Donatello, una nomination all’Oscar e un Bafta Award nel 1980 per All that jazz – Lo spettacolo continua di Bob Fosse. Non solo, un’altra nomination ai Bafta per Il Casanova di Fellini, un Prix Camérimage e un American Society of Cinematographers International Award alla carriera nel 1999.

Entrato a Cinecittà come elettricista

Peppino Rotunno fece il suo ingresso nello scintillante mondo del cinema come elettricista. Fece la gavetta a Cinecittà, passando per lo studio di Arturo Bragaglia per il quale sviluppava e stampava fotografie. Fu assistente di Renato Del Frate: ruolo che perse nel 1941, quando fu licenziato per la ribellione al regime fascista.

La deportazione nel 1946

Due anni dopo venne catturato e deportato dai tedeschi nei lager di Hattingen e Winten, dove lavorò anche come proiezionista.

Tornato in Italia, nel 1952 il salto: collaborò con Vittorio De Sica per Umberto D. Poi Luchino Visconti, con Senso nel 1954. In quell’occasione, Robert Krasker abbandonò il set e Rotunno prese in mano la macchina da ripresa: si guadagnò così la fama che lo portò ai capolavori successivi.

Gli ultimi anni di Rotunno

Dagli anni Ottanta si è dedicato al restauro dei classici italiani, nel 1988 è diventato docente del Centro sperimentale di cinematografia di Roma, che oggi è conosciuto come Scuola nazionale di cinema.

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