Il nome di Laura Laurenzi rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per il giornalismo di costume italiano. La giornalista è entrata nella storia per avere assistito in prima persona ad alcuni fatti di cronaca che hanno segnato la storia del nostro Paese. Basti pensare, ad esempio, al delitto Moro e alla tragica vicenda che ha avuto per protagonista il piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo e recuperato quando era ormai senza vita. È inoltre riuscita a “imbucarsi” alle nozze di Diego Armando Maradona.
Laura Laurenzi è nata a Roma il 15 novembre 1959 ed è figlia del giornalista Carlo Laurenzi, da cui ha evidentemente ereditato la passione per quello che è poi diventato anche il suo lavoro. Questo l’ha spinta a laurearsi Lingue e Letterature Straniere all’Università La Sapienza di Roma, anche se in un primo momento riuscire a farsi strada nel settore non è stato semplice: “Cominciai da abusiva a ‘Momento Sera’ – ha raccontato al ‘Corriere della Sera’ -. Lavoravo gratis, quando arrivava l’amministratore dovevo nascondermi. Eppure mi sentivo una privilegiata: prima o poi mi avrebbero assunta”.
La svolta è poi arrivata nel 1982, anno in cui entra a far parte nella redazione di ‘Repubblica’. È qui che riesce ad affermarsi come una dele croniste di costume più note e apprezzate.
Nel corso degli anni ha avuto modo di cimentarsi anche in veste di scrittrice. Diversi i libri di cui è autrice, tra cui “La madre americana” (2019), grazie a cui ha ottenuto il Premio Letterario Elba 2019.
La giornalista è stata sposata con il collega e autore Enzo Bettiza, morto all’età di 90 anni nel 2017. I due hanno avuto due figli: ” “All’inizio non credevo che potessimo avere un futuro. Ma lui mi seguiva dappertutto. Il giornale mi mandava in Svezia a raccontare come si fa un Nobel, e lui era là. Mi diceva: una coppia non è una coppia senza un bambino, e ne abbiamo avuti due, Sofia e Pietro; una casa non è una casa senza un gatto, e ne abbiamo presi tre”.
Laura racconta con ironia quanto accaduto al matrimonio di Maradona, a cui lei è riuscita a partecipare nonostante non fosse invitata: “Alla cerimonia civile ero l’unica giornalista, e lui mi fece cacciare. Non è vero che tutti gli argentini lo amavano, anzi, la sua auto passò tra due ali di folla che la prendevano a calci e sputavano sui finestrini; anche perché era una Rolls-Royce Phantom del 1938 appartenuta a Goebbels, il gerarca nazista. Il giorno dopo ci fu il matrimonio religioso. Il banchetto andò avanti sino alle otto del mattino”.
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